50° ANNIVERSARIO ASMI (1949-1999)
SESSIONE ISTITUZIONALE
Dall'Annuario ASMI
Il saluto del Ministro della Sanità
Il ruolo dell’informazione nella sanità è,
più che in altri settori, davvero cruciale.
Si tratta di esercitare una responsabilità ben più forte
dei doveri di obiettività e correttezza impliciti nel codice di
deontologia del giornalista.
Quando si parla di medicina e sanità si entra, infatti, in un
universo complesso e soprattutto carico di attese e speranze.
Insomma, quello che si direbbe “un terreno minato” in cui non
ci si può permettere il lusso di sbagliare, perché la materia,
così intrecciata con la vita e la morte e con quanto è alla
radice dell’esistenza della persona, è troppo delicata per ammettere
errori.
Sono passati diversi anni da quando una svista su un settimanale a
proposito di un nuovo tipo di insulina creò quasi le condizioni
di un allarme sanitario, tanto che la federazione dei malati di diabete
lanciò un appello pubblico affinché le persone affette da
questa malattia non seguissero quanto era stato pubblicato. Non servirebbe
nemmeno richiamare un episodio del genere - che tra l’altro oggi
con un cultura medica ben più diffusa nei giornali, difficilmente
si riproporrebbe - per dimostrare che la medicina non può essere
trattata da chiunque e come una materia qualunque, ma esige competenza
e specializzazione.. E va riconosciuto che questa specificità ha
preso sempre più piede negli ultimi anni in Italia, anche se continua
ad essere confinata, ben più che in altri Paesi occidentali, nelle
pagine della stampa specializzata.
Ne abbiamo avuto una recente e eclatante conferma nel corso della difficile
vicenda Di Bella. Anche a voler prescindere dalle considerazioni di
merito, dal ruolo di una certa politica e della magistratura, non c’è
dubbio che deve far riflettere il modo in cui la materia è stata
affrontata dai media. Troppo poco i quello che si è letto aveva
il taglio del giornalismo scientifico, e di fatto è stato azzerato
lo spazio di chi abitualmente si occupa di questo tipo di informazione.
L’argomento è stato avocato dalla cronaca o dalla politica,
risucchiato dagli editoriali e sottratto al suo terreno più
naturale: quasi che di medicina non si possa parlare, in prima pagina,
con argomenti accreditati e con un’impronta di attendibilità, e
non esista altra via, per fare notizia in questo campo, che quella dello
scandalo, della polemica, o, nella migliore delle ipotesi, della curiosità.
Nella vicenda Di Bella è mancata, o è rimasta soffocata,
la voce di un giornalismo specializzato che pure è ben presente
in Italia e avrebbe potuto esercitare, quanto meno, una funzione di filtro:
si è avuta l’impressione, insomma, che i giornalisti scientifici
non siano stati messi in condizione di cogliere un buona occasione per
superare i recinti di un’informazione solitamente consegnata a inserti,
supplementi, rubriche w riviste specializzate (e anche in sedi talvolta
esposta, per la verità, anche al rischio di qualche strumentalizzazione
commerciale). E tutto questo non può apparire un paradosso in un
momento in cui l’informazione su medicina e sanità si è tanto
diffusa su tutti i grandi mezzi di comunicazione.
Una stampa medica seria e autorevole è una risorsa per tutti.
Dunque è interesse non solo della vostra categoria ma anche dei
cittadini che ne siano valorizzati i compiti e ampliati gli spazi. E allora
questo obiettivo, assieme alla responsabilità di cui parlavo all’inizio,
può diventare il contenuto di quel patto di solidarietà per
la salute che abbiamo proposto a tutto il Paese e al quale ci auguriamo
non vorrà sottrarsi neppure il mondo della comunicazione.
Rosy Bindi
Ministro della Sanità
La sessione scientifica
del 50° Anniversario ASMI (pubblicata sul n° 2/2000)
|