50° ANNIVERSARIO ASMI (1949-1999)
SESSIONE SCIENTIFICA
Diritti umani e biomedicina
Il Saluto al Convegno ASMI di Monsignore - Pierfranco
PASTORE
Segretario del Pontifico Consiglio delle Comunicazioni
Sociali
Illustri signori e signore, cari amici,
è per me un onore e un piacere portare il saluto e l'augurio
del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni Sociali a questa significativa
assemblea, riunita a convegno per celebrare il 50° della fondazione
dell'Associazione Stampa Medica Italiana.
Il tema scelto per il convegno: "Sapere è salute - L'informazione
dell'ASMI dalla scienza alla conoscenza" evidenzia molto bene la serietà
del vostro programma di lavoro, ma soprattutto evidenzia l'importanza del
vostro organismo e le grandi responsabilità che da esso derivano
per ciascuno di voi.
Il vostro incontro - e i temi che vi verranno trattati lo confermano
- al di là del pure importante aspetto celebrativo di cinquant'anni
di benemerita attività, è certo occasione di richiamo a quelle
grandi responsabilità, in un rinnovato impegno di presenza e di
lavoro. È in questo contesto che desidero portare questo breve mio
saluto, per offrire alla loro considerazione alcuni pensieri e intendimenti
che guidano e orientano il lavoro del Pontificio Consiglio delle Comunicazioni
Sociali, che ho l'onore oggi di rappresentare in questa sede.
Come già notava nell'ormai lontano 1972 il Papa Paolo VI in
un messaggio scritto in occasione della Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali di quell'anno, “l'uomo moderno può facilmente riconoscere
che molti dei suoi atteggiamenti, prese di posizione, adesioni e opposizioni
sono dovute alle sempre più vaste e rapide conoscenze di opinioni
e di comportamenti a lui pervenuti tramite gli strumenti della comunicazione
sociale. La nostra vita pone giovani e adulti di fronte a un flusso quasi
incessante di notizie e di interpretazioni, di immagini e suoni, di proposte
e sollecitazioni. È in questa situazione che l'essere ragionevole
si sente stimolato all'interrogativo inquietante: dov'è la verità,
come attingerla o riscoprirla nella quantità di comunicazioni che
incalzano in ogni momento?” (Paolo VI: Messaggio per la Giornata Mondiale
delle Comunicazioni Sociali, 1972)
Un interrogativo inquietante che, come loro possono immediatamente
comprendere, reclama, per una soddisfacente possibile risposta, un utile
dialogo tra etica e comunicazione.
Ho visto con piacere che il tema sarà in un certo senso oggetto,
certo interessante, di una delle relazioni del convegno. Con piacere perché
è fuori di dubbio che gli indispensabili garanti del comportamento
eticamente corretto della comunicazione sociale sono prima di tutto le
coscienze ben formate e responsabili dei professionisti della comunicazione,
non subalterni dei media e capaci di autonomia di fronte a qualsivoglia
pressione. E ciò mi si permetta di sottolinearlo in modo particolare
quando si tratta, come nel vostro caso, di informazione scientifico-sanitaria,
chiamati come siete a contribuire alla diffusione della corretta e completa
informazione sanitaria e nel campo della ricerca biomedica, per dare agli
studi e alle notizie la più ampia divulgazione attraverso tutti
i mezzi di comunicazione con giusto equilibrio, accuratezza e rigore scientifico.
Illustri signori e signore, come più volte il Papa Giovanni
Paolo II ha avuto modo di ricordare, i mezzi di comunicazione sociale sono
di fatto il nuovo areopagus del mondo di oggi in un grande forum che, operando
al meglio, rende possibile lo scambio di informazioni autentiche, di idee
costruttive, di valori sani e in tal modo crea comunità. Voi siete,
amici, nel cuore di questo areopago.
Permettetemi allora di concludere queste mie parole di saluto e di
augurio con la citazione di un brano del messaggio che Papa Giovanni Paolo
II ha indirizzato al mondo cattolico per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni
Sociali di quest'anno, celebrata nello scorso mese di maggio: "Con il recente
sviluppo della tecnologia dell'informazione, la possibilità di comunicare
tra individui e gruppi di ogni parte del mondo non è mai stata tanto
grande. Tuttavia, paradossalmente, proprio le porte che portano a una migliore
comunicazione possono condurre anche all'aumento dell'alienazione e dell'egocentrismo.
La nostra epoca è dunque tempo di minaccia e di promessa.
Nessuna persona di buona volontà desidera che la minaccia prevalga,
causando ancor più umana sofferenza, men che meno alla fine di un
secolo e di un millennio che hanno conosciuto la loro parte di tribolazioni.
Guardiamo invece con grande speranza al nuovo millennio, confidando che
ci saranno persone, sia nella Chiesa, sia nei mezzi di comunicazione sociale,
disposte a cooperare per garantire che la promessa prevalga sulla minaccia,
e la comunicazione prevalga sulla alienazione".
È questa la nostra speranza, è questa la vostra speranza,
è questo il mio augurio, è questo, ne sono certo, il vostro
programma di vita e il vostro impegno.
La sessione istituzionale
del 50° Anniversario ASMI (pubblicata sul n. 1/2000)
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