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DERMATITE ATOPICA ED ASMA

Prof. Fernando Maria de Benedictis*



Le malattie atopiche (asma, eczema e rinite allergica) hanno mostrato un consistente e diffuso aumento di prevalenza in tutti i Paesi industrializzati negli ultimi 20 anni. Le cause di questo fenomeno non sono ben note, ma certamente il moderno stile di vita, sempre più caratterizzato da una elevata esposizione ambientale ad allergeni e ad inquinanti, assume un ruolo rilevante. Il peso delle malattie allergiche per l’intera società è in ogni caso elevatissimo in termini di costi diretti e indiretti.
Una delle caratteristiche delle malattie atopiche è costituia dalla loro tendenza ad associarsi nel corso degli anni (“marcia allergica”). Un’ampia percentuale di bambini affetti da dermatite atopica nei primi anni di vita sviluppa, infatti, rinite ed asma nelle età successive probabilmente come conseguenza di un processo infiammatorio comune a queste malattie.
Esistono diversi pumti in comune tra dermatite atopica ed asma. La iperreattività bronchiale, cioè la capacità delle vie aeree di resringersi in maniera abnorme in seguito all’azione di svariati stimoli, è una caratteristica peculiare dell’asma ma è stata documentata in oltre la metà di pazienti con dermatite atopica facendo ipotizzare una predisposizione latente all’asma. Numerosi studi epidemiologici hanno inoltre dimostrato una prevalenza di asma molto elevata (dal 31 al 70% nelle varie casistiche) nei bambini con dermatite atopica, particolarmente in quelli con manifestazioni cutanee più intense. Infine, la gravità dell’asma risulta maggiore nei soggetti in cui si associa la dermatite atopica rispetto a quelli in cui l’asma è una condizione isolata.
La possibilità di individuare con una certa sicurezza i soggetti a rischio di sviluppare malattie allergiche e di riuscire in qualche modo a prevenire o a modificare l’evoluzione naturale delle manifestazioni cliniche, è un concetto affascinante dal punto di vista scientifico e con risvolti socio-economici potenzialmente enormi. E’ pertanto intuibile come nel tempo molti sforzi siano stati compiuti in questa direzione.
I vari tentativi di evitare l’insorgenza di malattie allergiche (prevenzione primaria) attraverso specifici accorgimenti ambientali e dietetici hanno finora prodotto risultati conflittuali, a volte con una efficacia solo temporanea. La possibilità di una prevenzione secondaria dell’asma, cioè il tentativo di impedirne la comparsa in individui che già manifestano altre manifestazioni cliniche di atopia, costituisce una alternativa potenzialmente altrettanto valida.
Lo studio ETAC ( Early Treatment of Atopic Child) rappresenta l’applicazione pratica, utilizzando un mezzo farmacologico, di questo concetto di prevenzione secondaria. Lo studio, che fa seguito ad analoghi e parziali tentativi attuati in passato, si è proposto l’obiettivo principale di verificare se il trattamento precoce e prolungato con un farmaco a prevalente attività antistaminica e con riconosciuti effetti antiinfiammatori (cetirizina) fosse in grado di ridurre l’insorgenza di asma nei bambini della prima infanzia già affetti da dermatite atopica e pertanto ad elevatorischio di sviluppare manifestazioni asmatiche.
Lo studio ha coinvolto numerosi centri in 12 nazioni europee ed in Canada ed ha permesso di ottenere risultati scientifici di rilevante importanza, i quali possono essere così sintetizzati:
1) I dati della sensibilizzazione allergica nei pazienti al momento del loro arruolamento nello studio hanno consentito di effettuare correlazioni con lo stile di vita e con le loro caratteristiche ambientali e nutrizionali esistenti nei diversi Paesi;
2) E’ stato possibile identificare le caratteristiche dei bambini con dermatite atopica i quali presentano un rischio molto elevato di sviluppare asma;
Con riferimento all’obiettivo principale dello studio, la somministrazione precoce della cetirizina è risultata in grado di ridurre in misura significativa lo sviluppo di asma in alcuni specifici sottogruppi di bambini. Un tale comportamento non è stato evidente solo durante il trattamento, ma si è mantenuto anche nei primi sei mesi di follow-up. In considerazione dei risultati finora ottenuti, il periodo di follow-up dello studio è stato prolungato per altri tre anni.
 

* Clinica Pediatrica
 Università di Perugia

 

Nota biografica 
del Prof. Fernando Maria de Benedictis



Studi presso l’Università degli studi di Perugia
Specializzazione in Clinica Pediatrica
Licence of the College of Physicians and Surgeons of Ontario, Canada
Research Fellow presso la Divisione di Malattie Respiratorie dell’Hospital for Sick Children di Toronto, 1985-86
Presidente del Comitato Organizzatore del V Congresso Nazionale di Broncopneumologia Pediatrica, 1992
Segretario della Sezione Umbra della Società Italiana di Pediatria, 1993-95
Responsabile dell’Unità di Pneumologia Pediatrica presso la Clinica Pediatrica dell’Università di Perugia
Docente presso le Scuole di Specializzazione in Pediatria e Medicina dello Sport dell’Università di Perugia
Fellow dell’American College of Chest Physicians e membro delle principali Società pediatriche e pneumologiche italiane e straniere
Membro del Consiglio Direttivo della Società Italiana di Medicina Respiratoria Infantile
Autore di 180 pubblicazioni scientifiche su riviste italiane e straniere
Relatore in circa 100 Congressi Nazionali e Internazionali
Revisore ufficiale delle principali Riviste di pediatria generale e pneumologia


 
 

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