IL RUOLO DELL’INQUINAMENTO AMBIENTALE
NELLA PATOGENESI DELLE MALATTIE
ALLERGICHE
Prof. Claudio Ortolani*
Negli ultimi decenni si è verificato, in particolare
nelle regioni piùcivilizzate, un notevole incremento della prevalenza
delle malattie allergiche e dell’asma bronchiale. Il fenomeno è
bene documentato da numerose ricerche epidemiologiche. Una ricerca recente,
condotta in diversi paesi del mondo, ha, ad esempio, accertato che la rino-congiuntivite
allergica ha raggiunto una prevalenza di 38,6% nel Regno Unito e di 33,6%
negli Stati Uniti. Questi dati sorprendono in considerazione che 30 anni
fa la prevalenza della malattia in questi paesi si aggirava attorno al
10%. Un altro dato interessante è che nelle regioni in evoluzione
la prevalenza delle allergopatie si mantiene più bassa rispetto
ai paesi di avanzata civilizzazione; prevalenza che si è rivelata
ancora più bassa nelle popolazioni residenti nelle aree rurali rispetto
a quelle che vivono in città.
Sembra quindi che le malattie allergiche tendano ad aumentare di pari
passo con la civilizzazione.
E’ ovvio che l’inquinamento delle città, in particolare quello
dovuto al traffico automobilistico, sia stato fortemente sospettato di
favorire il fenomeno. Tuttavia una serie di studi recenti hanno inaspettatamente
smentito la responsabilità dell’inquinamento atmosferico nell’aumento
delle allergie. Per la verifica sono stati paragonati i dati di alcune
città dell’ex Germania dell’Est, ad alto inquinamento, con quelli
di città della Germania Ovest, a basso inquinamento. Altri studi
hanno considerato analoga situazione nell’area del Baltico: confrontando
i dati di alcune città scandinave, a basso inquinamento, con città
dell’ex Europa dell’Est, ad alto inquinamento. Questi studi hanno concordemente
dimostrato che nelle città più inquinate la prevalenza di
allergie è minore. Recentemente, nonostante questi risultati, era
stata posta sotto accusa la concentrazione di particelle di scarico
dei motori diesel. Queste particelle sono infatti capaci di interferire
su diversi fenomeni immunologici. Si è potuto confermare che l’esposizione
alle particelle di scarico dei diesel è nociva ai malati di asma
in quanto favorisce l’insorgenza di sintomi respiratori, come la
tosse e la bronchite, e può deteriorare la funzione respiratoria,
ma tuttavia la loro elevata concentrazione non sembra avere influenza sull’aumento
delle malattie allergiche. Anche l’ozono è stato chiamato in causa,
ma anche per esso non si è potuto dimostrare alcun ruolo nel produrre
l’aumento delle allergie.
Indiscutibile invece è il collegamento tra esposizione al fumo
di sigaretta nei primi mesi di vita e la insorgenza di asma bronchiale.
Ma non vi sono convincenti dimostrazioni che l’esposizione precoce e prolungata
dei bambini al fumo di sigaretta possa essere un fattore favorente un maggior
sviluppo delle allergie.
La condizione sociale è invece un fattore che si correla bene
allo sviluppo delle allergie, nel senso che più elevato è
lo stato sociale maggiore è la frequenza delle allergie.
Un fattore sicuramente essenziale per lo sviluppo delle malattie allergiche
è l’esposizione ad una elevata carica di allergene. Tanto maggiore
e prolungata è l’esposizione all’allergene tanto maggiore sarà
il verificarsi di una sensibilizzazione allergica. Una realtà facilmente
verificabile è la comparsa di allergia all’ambrosia in Lombardia,
fenomeno fino a 15 anni fa del tutto inconsistente, e che negli ultimi
anni ha presentato un aumento impressionante. Il fenomeno è legato
ad un incremento enorme della diffusione di questa pianta nella zona a
Nord est di Milano, iniziato circa una ventina d’anni fa e che oggi ha
raggiunto livelli elevatissimi. Una recente indagine epidemiologica realizzata
dal Servizio di Prevenzione della Direzione Sanità della Regione
Lombardia ha accertato che ad esempio a Busto Arsizio gli allergici accertati
all’ambrosia nella popolazione generale ammontano a 8,2%, mentre se si
considerano anche gli allergici all’ambrosia “probabili”, questa percentuale
sale ad oltre il 10%. Questa quota di allergici sicuramente non vi sarebbe
se non si fosse verificata una così importante diffusione della
pianta. Si è anche visto che la quantità di allergene in
grado di sensibilizzare un individuo è minore, fino a 30 volte per
l’acaro, se questi ha una familiarità di allergia. Le condizioni
di vita moderna, il benessere , il maggiore comfort, specie delle abitazioni
con il loro microclima ottimale, favoriscono di fatto un aumento della
carica di alcuni allergeni come gli acari. Gli animali domestici sono anch’essi
fonte di in aumento dato che essi vengono spesso mantenuti negli appartamenti.
Si spiegano quindi in parte i dati delle ricerche che indicavano
una maggiore presenza di allergie nei paesi di avanzata civilizzazione.
Quest’ultima coincide con un cambio delle abitudini di vita, che a loro
volta favoriscono un aumento di determinati allergeni (acari, animali,
ecc).
Una serie di scoperte recenti indicano inoltre che le caratteristiche
molecolari e funzionali dell’allergene sono molto importanti nel condizionare
il verificarsi delle allergie.
Anche senza l’aumento di una pianta allergizzante, può
verificarsi nella pianta una maggiore concentrazione di molecole allergeniche,
con in definitiva un risultato analogo a quanto verificatosi per l’ambrosia.
Alcuni allergeni, come quelli principali della betulla e della pesca, hanno
una funzione di proteggere la pianta dalle infezioni batteriche e
fungine. Se la pianta si ammalo si avrà una maggiore produzione
di queste molecole di difesa, che essendo allergeni possono produrre un
aumento di allergia alla pianta stessa.
Un’altra ipotesi, attualmente in corso di verifica sperimentale, considera
che migliori condizioni igieniche favorirebbero un maggior sviluppo di
allergie. Le malattie infettive avrebbero per millenni impegnato il sistema
immunitario dell’uomo nella produzione di anticorpi da parte dei
linfociti Th1.
La diminuzione negli ultimi anni delle malattie infettive, specie nelle
regioni maggiormente civilizzate, avrebbe portato ad una maggiore disponibilità
del sistema immunitario alla sintesi degli anticorpi responsabili delle
allergie (IgE), per deviazione della risposta abituale antiinfettiva,
di tipoTh1, in quella antiallergica, di tipoTh2. Parlerebbero in questo
senso la minore prevalenza delle allergie nei paesi in via di sviluppo
e nell’ambito di questi una ancora minore prevalenza nelle zone rurali
rispetto alle città. Analogamente anche in Svizzera, Austria e Baviera
è stata osservata una minore prevalenza di allergie nelle
campagne rispetto alle città.
* Direttore del Centro di Riferimento
Regionale
di Allergologia e Immunologia Clinica
Ospedale Niguarda – Milano
Servizio di Allergologia
Università Cattolica del Sacro Cuore
- Roma
Nota biografica
del Prof. Claudio Ortolani
Primario di Medicina Generale-
Divisione Bizzozero- Ospedale Niguarda Ca’ Granda- Milano.
Responsabile del Centro di Riferimento Regionale
per le Allergopatie dell’Ospedale di Niguarda.
Coordinatore del Dipartimento Multizonale
per la Prevenzione, Diagnosi e terapia delle allergie di
Milano (comprendente 110 unità
allergologiche universitarie, ospedaliere e delle USSL della provincia
di Milano).
Libero docente in patologia speciale medica
e metodologia clinica presso l’Università di Milano.
Professore a contratto presso la Scuola di
Specializzazione di allergologia e immunologia clinica dell’Università
di Milano.
Professore a contratto presso la Scuola
di Specializzazione di allergologia e immunologia dell’Università
di Pavia.
Professore a contratto presso la Scuola
di Specializzazione di allergologia e immunologia dell’Università
di Messina.
Coordinatore di area didattica corso ex D.
Ig S n. 256/1991 del polo di insegnamento Ospedale Niguarda.
Coordinatore del contratto di ricerca
triennale della CEE – Fair –CT-97-3224 (Directorate General XII Science,
Research and Development) per l’allergia alimentare. Il contratto comporta
il ruolo di Coordinatore dei seguenti Istituti Scientifici Europei: Paul
Ehrlich Institut Department of Allergology - Development and Standardisation
of Allergen Extracts-Rep Fed Tedesca;
Università degli Studi di Milano, Dipartimento
di Scienze e Tecnologie Alimentari e Microbiologiche, Italia; University
Hospital of Zurich Department of Dermatology - Allergy Unit, Svizzera;
Consiglio Nazionale delle Ricerche, Centro di studio per l’alimentazione
degli animali in produzione Zootecnica, Torino, Italia; Bibra International
, Department of Immunotoxicology, Carshalton, United Kingdom; Copenhagen
University Rykshospitalet Allergy Department, Denmark; Soremartec S.A.
Recherche Tecniques, Belgium.
Scopo dello studio è di individuare
e riconoscere le molecole allergeniche in determinati alimenti di
origine vegetale responsabili di reazioni allergiche alimentari in Europa.
Identificata la struttura degli allergeni maggiori si procederà
alla preparazione di alimenti ipoallergenici da utilizzare nei soggetti
a rischio di reazioni gravi per allergia intolleranza alimentare e all’allestimento
di estratti diagnostici dotati di una maggiore sensibilità e specificità
di quelli attualmente disponibili.
Componente della Task Force per l’allergia
alimentare dell’International Life Science Institute (ILSI) European Branch
e membro della Commissione di esperti di allergia e intolleranza alimentare
dello stesso Istituto. L’ILSI opera in concerto con la Comunità
Europea per elaborare progetti scientifici in campo di alimentazione. L’azione
dell’ILSI è diretta a fornire delle basi scientifiche di supporto
all’industria alimentare, di governi europei, e alla comunità
scientifica per guidare gli indirizzi industriali e agricoli nei prossimi
anni in Europa.
Autore di un trattato sui “ Fattori nutrizionali
in allergia alimentare e intolleranza alimentare” pubblicato nel 97 dalla
Comunità Europea-Agro industrial Research Division, con la finalità
di indirizzare le ricerche europee dei prossimi anni in questo settore.
Nel corso dello stesso 1997 si è proceduto alla 2° edizione.
Membro della commissione istituita dalla Regione
Lombardia-Settore Sanità per la Prevenzione, la Diagnosi e la Terapia
delle allergopatie.
Coordinatore scientifico del gruppo di studio
istituito dalla Regione Lombardia-Settore Sanità per i problemi
dell’allergia all’ambrosia.
Ha coordinato le commissioni scientifiche
nazionali ed europee:
Adverse reactions to food subcommittee dell’European
Academy for Allergy and Immunology, Commissione della soc. It. Allergologia
e immunologia Clinica per le reazioni avverse a farmaci,
ha inoltre preso parrte ai seguenti gruppi
di consenso e commissioni:
International Consensus on rhinitis,
Commissione della soc. It. Allergologia e
immunologia Clinica per l’Immunoterapia specifica,
Commissione della soc. It. Allergologia e
immunologia Clinica per la diagnostica allergologica,
Commissione della soc. It. Allergologia e
immunologia Clinica per il controllo di qualità in Allergologia.
Past President della Società Italiana
di Allergologia e Immunologia Clinica.
Fellow della Royal Society of Medicine di
Londra.
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