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Epidemiologia delle sindromi allergiche

Prof. Emanuele Errigo*


Le sindromi allergiche sono notevolmente frequenti ed in continuo aumento, probabilmente in rapporto alle modificazioni qualitative e quantitative di numerosi fattori ambientali verificatisi negli ultimi decenni. Infatti, attualmente, risulta di molto aumentato il numero delle sostanze allergeniche, molte delle quali non esistenti in natura (ad esempio: sostanze chimiche, additivi alimentari, fibre sintetiche), ed è aumentata, soprattutto, la frequenza delle esposizioni ai vari allergeni (si pensi, in proposito all'enorme consumo di farmaci);  vi è, inoltre, un aumento notevole di vari fattori predisponenti e concorrenti alla comparsa di manifestazioni allergiche.
Tra i fattori predisponenti bisogna ricordare i fattori genetici e, soprattutto, i fattori ambientali (ad esempio, gli inquinamenti atmosferici che costituiscono certamente importanti fattori predisponenti alla comparsa di allergopatie respiratorie).
Le più alte percentuali nella frequenza delle allergopatie vengono segnalate nelle nazioni più industrializzate ed a più elevato tenore di vita e queste cifre aumentano progressivamente in Italia e, anche se soltanto negli ultimi anni sono state iniziate indagini epidemiologiche mirate, si può ritenere che, in via approssimativa, il 15% della popolazione presenti manifestazioni allergiche, di diversa entità clinica; percentuali superiori sono riportate per altre nazioni europee.
I dati epidemiologici mostrano, infatti, la seguente prevalenza delle malattie allergiche nel mondo :
- superiore al 20% negli USA, in Australia, in Nuova Zelanda e, per quanto l'Europa, in Gran Bretagna ed in Scandinavia;
- tra il 10% ed il 20% nell'Europa occidentale e mediterranea (Italia, Francia, Spagna e Portogallo), nell'America del Sud ed in Giappone;
- inferiore al 10% nell'Europa centro-orientale e balcanica, in alcune aree del nord-America (Messico), dell'Africa (Etiopia) e dell'Oriente (India, Cina).
Per quanto concerne più in dettaglio la prevalenza delle malattie allergiche  in Europa  è stato rilevato un gradiente nord ovest-sud est, con te fasce:
- prevalenza superiore al 20% in Gran Bretagna ed in Scandinavia;
- prevalenza compresa tra il 10% ed il 20% in Portogallo, Spagna, Francia, ex-Germania Occidentale, Paesi Baltici ed Italia;
- prevalenza inferiore al 10%: in Russia, Polonia, ex-Germania Orientale, Cecoslovacchia, Ungheria e paesi balcanici.
Ancora oggi, invece, alcune indagini epidemiologiche segnalano una bassa frequenza di allergopatie nelle nazioni in via di sviluppo: se ne potrebbe desumere che le malattie allergiche siano affezioni legate almeno in parte alla civilizzazione ed all'industrializzazione, quasi una contropartita che l'umanità paga al progresso. D'altra pare sembra esservi, almeno statisticamente, una correlazione inversa tra l'aumento della prevalenza delle allergopatie ed il calo della prevalenza delle malattie infettive. 
Interessanti, in proposito, alcuni studi epidemiologici effettuati in Germania che indicano nella popolazione giovanile nata e residente nella ex-Germania Est una frequenza di allergopatie nettamente inferiore rispetto a quella nata e residente nella Germania occidentale. Sembra, quindi, che il sistema di vita "occidentale" (Western life style) inteso soprattutto come differenza nell'alimentazione, nell'igiene ambientale e nell'esposizione alle infezioni nei primi anni di vita, costituisca un fattore di rischio per malattie allergiche.
Alcuni darti statistici recenti dimostrano, inoltre, che una maggior frequenza di manifestazioni allergiche si riscontra nelle classi sociali più elevate ( ad esempio nei professionisti rispetto agli operai od ai disoccupati) e nelle aree urbane più densamente popolate, soprattutto nelle nazioni con più elevato livello economico-sociale.
In via approssimativa, dunque, si può ritenere che nelle nazioni europee vi sia, nella popolazione generale, un aumento annuo di frequenza delle allergopatie di almeno il 10-15%. 
L'aumentata frequenza di sensibilizzazioni si rileva, inoltre, per tutti gli allergeni, siano essi da inalazione (pollini, acari, derivati animali, miceti, ecc.). da ingestione (alimenti, farmaci), da iniezione o da puntura (farmaci, veleni di insetti) ovvero da contatto (sostanze chimiche varie, ecc.).
In merito all'età di comparsa delle allergopatie, la dermatite atopica e le manifestazioni cliniche dell'allergia alimentare sono molto frequenti nella primissima età della vita per poi decrescere gradualmente; l'asma bronchiale da allergeni ambientali  (soprattutto da dermofagoidi), inizia frequentemente verso il 3°-4° anno; la rinite allergica inizia, in genere, dopo il 5° anno di età più spesso da allergeni ambientali, mente la pollinosi inizia spesso più tardivamente, con un picco di incidenza verso i 20 anni di età per la Parietaria e verso i 20-30 anni per i pollini di graminacee e di altre piante erbacee ed arboree.
Per quanto riguarda il sesso vi è una lieve prevalenza delle allergopatie nel sesso maschile fino al 15° anno di età e nel sesso femminile in età successive.
In merito ai costi socio-economici  delle malattie allergiche i costi annui,
 secondo l'European Allergy White Paper (1997) sono stati stimati globalmente per tutte le Nazioni  europee (circa 365 milioni di abitanti) in oltre 10 miliardi di Euro per i costi diretti (spese mediche ed ospedaliere, spese per diagnostica e terapie) ed in quasi 19 miliardi di Euro per i costi indiretti (perdita di giornate lavorative, costi per misure di prevenzione, ecc.) 


* Cattedra di Allergologia 
Università "La Sapienza" di Roma

Nota biografica 
del Prof. Emanuele Errigo

Nato a Genova il 9 marzo 1929, dopo aver conseguito presso l’Università di Roma nel 1952 la Laurea in Medicina e Chirurgia e nel 1958 la Specializzazione in Malattie dell’Apparato Respiratorio, con il massimo dei voti e la lode, ha sempre svolto la sua attività clinica negli Istituti di Clinica Medica, Patologia Medica e Semeiotica Medica dell’Università “La Sapienza” di Roma.
Nel 1960 ha conseguito la Libera docenza in Semeiotica Medica. Da allora ha svolto un’intensa attività didattica, tenendo ogni anno accademico molte lezioni nel Corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e nelle Scuole di Specializzazione in Medicina interna, Allergologia e Immunologia Clinica, Farmacologia Medica e Igiene.
Nel 1980 ha vinto la prima tornata dei concorsi per Professore Associato ed è stato chiamato dalla Facoltà quale professore associato di Allergologia e Immunologia Clinica presso l’Università “La Sapienza” di Roma.
Per quanto riguarda la sua attività nelle Società Scientifiche, è stato eletto Presidente della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Clinica per il biennio 1990-91, dopo esserne stato un decennio Segretario (1977-1987) e successivamente Vicepresidente (1987-89).
E’ membro di molte Società Scientifiche internazionali (European Association of Allergology and Clinical Immunology, International Association of Allergology and Clinical Immunology, International Society of International Medicine) e nazionali (Società Italiana di Medicina Interna, Società Italiana di Medicina Respiratoria, Società Italiana di Aerobiologia, etc.)
E’ Autore di oltre 350 pubblicazioni scientifiche su vari argomenti di allergologia ed immunologia clinica, pneumologia e medicina interna. Tra l’altro è Autore del trattato Malattie allergiche, giunto nel 1999 alla terza edizione

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