ASSISTENZA FARMACEUTICA
Dott. Paolo Russo *
Nel trattare il tema del mio intervento penso di dovere
particolarmente porre l’accento sulla vendita on line dei medicinali.
Un aspetto di internet su cui, negli ultimi tempi, si
sono maggiormente soffermati i mass media.
Credo che per l’industria farmaceutica Internet rappresenti
un’ulteriore opportunità ma, sicuramente, anche un rischio.
L’e-commerce può indubbiamente rappresentare
un’opportunità non solo sul piano industriale, ma anche sul piano
dell’offerta terapeutica e dei costi, ma questo è un aspetto su
cui semmai molto sinteticamente cercherò di soffermarmi in seguito.
Internet rappresenta per il farmaco soprattutto una opportunità
in termini di informazione.
Il professor Santi ha ricordato le nuove grandi frontiere
della ricerca scientifica, la farmacogenomica, con le prospettive, già
attuali, di terapie personalizzate.
Internet è l’interfaccia del progresso scientifico
sul piano dell’informazione consentendo quello che altri media tradizionali
non consentono, cioè un’informazione interattiva con la possibilità
di dare risposte più mirate, più personalizzate.
La farmacoterapia cresce e si sviluppa e, in pari misura,
si sviluppa la volontà di autodeterminazione dei pazienti rispetto
alle scelte terapeutiche.
Quindi, Internet rappresenta una opportunità sul
piano dell’informazione, rispetto alla quale si stanno già movendo
molte aziende. Molti siti sono gestiti da grandi multinazionali del farmaco,
ma anche da imprese a capitale italiano, che sono soprattutto attente non
solo all’informazione rivolta ai medici, ma anche a quella indirizzata
alle associazioni dei malati e dei singoli pazienti.
Vi sono anche delle opportunità apparentemente
di esclusivo carattere economico, ma che, in realtà, hanno ricadute
dirette sugli utenti: mi riferisco alle possibilità che offre Internet
nella sua applicazione del business to business.
Business to business stimola l’interesse dell’industria
farmaceutica nei confronti del web, offrendo prospettive di sviluppo molto
maggiori della vendita on line.
Business to business significa ottimizzazione
dell’approvvigionamento dei materiali, una gestione più efficiente
dell’intero sistema produttivo, ma anche strumenti più efficaci
della valutazione dei risultati nei casi di sperimentazione clinica.
Si sta anche pensando a forme di pubblicizzazione e di
divulgazione dei risultati delle sperimentazioni cliniche, che tra l’altro,
vanno aumentando sensibilmente nel nostro Paese, dopo la grande crisi degli
anni ’80 e degli anni ’90.
Accanto ai vantaggi non si possono trascurare anche i
rischi, soprattutto connessi alla sicurezza nell’acquisto, ma anche alla
qualità dell’informazione.
Esiste poi il problema, sicuramente allarmante, legato
alla qualità dei farmaci, problema oggi non presente in Italia,
ma su altri siti: parlando di siti non italiani si ha notizia di medicinali
offerti on line di provenienza furtiva o, addirittura, di vere e
proprie contraffazioni.
A mio parere, però, demonizzare il fenomeno Internet
non serve.
Sicuramente, dopo “sesso”, la parola “salute” è
la più digitata su Internet. Già oggi circa 200 farmacie
fanno pubblicità on line anche se non risulta che, al momento,
qualcuna faccia anche vendita.
Una recente stima indica che in Italia il mercato farmaceutico
dovrebbe crescere di circa il 30% in più nei prossimi cinque anni
rispetto alla media dei Paesi OCSE e questa previsione di crescita è
sicuramente da collegare anche alla crescita del mercato on line
che, nel 2004, si pensa possa assorbire in Italia circa il 10% dell’attuale
mercato complessivo.
Rivolgendo l’attenzione alla necessità di una
regolamentazione, non voglio passare per filo-americano citando l’esempio
degli Stati Uniti, dove tra l’altro sono numerosissimi i casi di mala informazione
on
line, di abusi di vendita anche di medicinali e di prestazioni terapeutiche
prive di qualsiasi controllo. Però gli Stati Uniti hanno già
creato un sistema di accreditamento e di controllo che interessa anche
le prestazioni sanitarie.
Questo sistema di accreditamento è gestito direttamente
dall’Associazione medica statunitense e dalle stesse aziende.
La proposta di una sorta di bollino blu che dovrebbe
essere garanzia di buona informazione per quanto riguarda la vendita di
farmaci on line potrebbe essere affidata all’EMEA con un sistema
di accreditamento che potrebbe anche coinvolgere gli ordini professionali.
L’informazione, nel caso della pubblicità diretta
al paziente, può suscitare un certo timore specialmente quando riguarda
farmaci con obbligo di prescrizione medica, ma, se ben gestita, può
rappresentare un ulteriore strumento di educazione sanitaria.
Ho letto con attenzione il Codice Deontologico sull’Informazione
proposto dall’ASMI ed ho considerato con particolare interesse il paragrafo
che riguarda la ricerca in farmacologia.
Mi permetto di formulare una proposta per ora a titolo
puramente personale.
Ho letto che notizie e informazioni connesse alla sperimentazione
di nuovi farmaci possono essere diffuse soltanto con citazione della fonte
e penso che questo enunciato sia condivisibile al 100%.
Aggiungerei anche che la qualità dell’informazione
alla fonte debba essere garantita dalle stesse case farmaceutiche con una
trasparente comunicazione su eventuali rapporti tra fonte (Istituto di
ricerca, Università, ecc.) e la stessa Azienda.
Detto da chi in questa sede rappresenta l’Associazione
delle Industrie Farmaceutiche può forse sembrare di rigore eccessivo,
anche un po’ sospetto, ma vorrei ricordare che proprio pochi giorni fa
Farmindustria ha presentato alla stampa ed ai medici il suo nuovo Codice
Deontologico che rappresenta un forte giro di vite per le aziende associate
proprio per quanto riguarda la corretta informazione medico-scientifica
rivolta al medico.
Ricordo soltanto che le regole deontologiche sull’informazione
medico scientifica rivolta al medico sono fra quelle più rigide
e che, per chi le infrangerà, i provvedimenti, oltre alla previsione
di sanzioni pecuniarie, saranno resi di pubblica conoscenza.
Il Codice è il risultato di un impegno comune
tra medici e industria farmaceutica per la definizione di regole comuni
e credo che un analogo tentativo potrebbe essere fatto per stabilire regole
deontologiche valide anche nel rapporto tra industria farmaceutica e comunicazione
di massa, oltre a quelle formulate per gli organi di informazione specializzati.
E’una proposta che spero possa essere condivisa.
Dal momento che quello che abbiamo presentato è
un Codice aperto, in movimento, penso che sarebbe possibile lavorare insieme
all’ASMI per predisporre norme condivise da industria e giornalisti per
una informazione corretta, ma non limitata, nei confronti di una legittima
domanda di conoscenza che favorisca l’autodeterminazione su quanto riguarda
la propria salute e le proprie scelte terapeutiche.
* Capo Ufficio Stampa di Farmindustria
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