Giuseppe DEL BARONE
Ufficio Stampa e Ufficio Relazioni con il Pubblico
Prima di venire qui mi sono recato in Federazione proprio per rilasciare una dichiarazione su quello che pensa la Federazione in merito alla possibilità di trattare il dolore e alcune malattie con la marijuana). Cercherò di essere breve senza lasciarmi prendere dalla foga e dagli stimoli degli argomenti che sono all'ordine del giorno. Vorrei dire che il primo interrogativo che mi pongo sui rapporti con la stampa, con ciò che esce sui giornali, con l’eccessivo spazio alla malasanità, è sul perché se c'è una negatività viene folclorizzata e riportata a cinque colonne, mentre il comunicato positivo, all'opposto, non viene ripreso o riportato in maniera estremamente ridotta. Se dovessi parlare dello spazio che si dà ai processi giudiziari che riguardano i medici, dovrei sottolineare che spesse volte si dimentica di dire che queste nostre cause, abbondantemente seguite sulla stampa nelle tre fasi di giudizio, fino all'appello e alla Cassazione, nel 95% dei casi si completano con l'assoluzione del medico. Per cui se dovessi dire, con una frase che può sembrare di folclore, ma che invece corrisponde a quello che penso, qual è forse il primo interrogativo che mi pongo, è se c'è una comunicazione etica o se c'è un'etica della comunicazione. Se riuscissimo ad ottenere un maggiore rispetto dell’etica, probabilmente direi che la maggior parte delle dissonanze che prendono il sopravvento sulle assonanze sarebbe superato e, di questo, sarei già contento. Teniamo sempre presente che il contatto è con il cittadino, portato a recepire le cose come gli vengono dette, come vengono riportate. Anche le interviste vengono riferite con una veridicità che qualche volta è del 100%, ma altre volte è sì e no del 40%, secondo una focalizzazione che spesso avviene più in negativo che non in positivo delle cose che vengono dette. Con queste considerazioni rapidissime non voglio assolutamente pensare di fare un tribunale per la difesa del medico, abbiamo già il tribunale per la difesa del malato; non mi voglio identificare perché mai, come questa volta, medico e malato dovrebbero percorrere la stessa strada per un'informazione precisa che informi il cittadino sui fatti di cui vuole essere informato, ma lo informi con verità. Sono un vecchio medico con un trascorso sindacale e ordinistico, ma, dimenticando per un momento la mia posizione di presidente della Federazione Nazionale degli Ordini dei medici, e ricordando, invece, che sono il Presidente dell'Ordine dei medici di Napoli, posso affermare che Napoli rappresentando 21.000 iscritti dei nostri 340.000 a livello nazionale, è il terzo Ordine d'Italia e, indiscutibilmente, ciò che succede nella nostra città spesso si sovrappone a ciò che succede altrove, almeno in campo medico. La mia lunga esperienza mi permette di dire che, in passato, per trovare sulle pagine di un giornale una virgola che trattasse la sanità si doveva sudare, perché non se ne parlava proprio. Adesso siamo passati all'opposto: adesso se ne parla probabilmente troppo. Avrete notato i vari ‘supplementi’ ‘Salute’, pubblicati dai giornali di importanza nazionale e mi guarderò bene dal dire che sono contrario a che ci sia non una volgarizzazione, ma una possibilità di dire al cittadino in maniera volgarizzata, ma non esageratamente, cose che forse il cittadino gradisce sapere. Non certamente la cura per perdere 20 chili in due settimane, perché, probabilmente, se esistesse questa cura l'avrei fatta in prima persona. Non certamente per sapere perché qualche volta si ha una vasculopatia con comparsa di varici e con dannazione di chi deve presentarsi in bikini sulle spiagge di tutta Italia. Non per queste cose, ma per sapere che vi sono determinate patologie che conviene conoscere. Ma vi è un'aggravante che desidero sottolineare con forza: soltanto qualche volta ci troviamo davanti ad un'informazione valida e sana e quindi ‘gioco in casa’ del giornalismo scientifico; altre volte ci troviamo dinanzi a posizioni, soprattutto con Internet, che sane non lo sono per niente. Basterebbe ricordare l'ultimo episodio di quel signore che è morto perché ha creduto a una terapia per la cura dei tumori fatta con il bicarbonato per via parenterale. Che cosa vorrebbe il cittadino da questa informazione? Certezza. Perché le tematiche che vengono sviluppate dalla stampa scientifica e dagli ‘speciali’ dei grandi giornali d'informazione trattano un argomento vitale come quello che riguarda la salute. Naturalmente mi pongo l'interrogativo: è possibile in medicina dare una certezza? Penso che la cosa sia difficile, perché un farmaco che è utile non è detto che sia un farmaco che fa i miracoli; un farmaco che non è stato abbondantemente testato non è un farmaco che debba essere buttato a mare. E’ una considerazione ovvia che quasi mi vergogno di fare adcosì qualificata. E’ però una considerazione che fa parte dell’intero ragionamento. D'altronde ricorderete l’episodio del lipobai. Mi trovavo sul Danubio e sono stato tempestato dalle notizie sul lipobai e dalle interpretazioni estremamente differenziate. La cerivastatina fa veramente male? Si è parlato di 52, 53 casi avversi causati dal prodotto somministrato. Cerco di ragionare, assumendomi la responsabilità totale di quello che dico, come uno che mimetizza con determinazione la propria età, ma che, comunque, ha avuto un incidente di natura cardiaca per cui è portatore di quattro bypass, Chi vi parla ha preso il Lipobai per lo meno per quattro mesi consecutivi e vi posso assicurare che mi sono anche fatto qualche partita di calcetto e non mi è successo assolutamente niente. Molti hanno pensato – e anche io l'ho pensato e sono molto sincero – che alla base di certi ragionamenti ci fossero sottofondi di natura commerciale per cui si diceva: scansiamo questo per arrivare a quest'altro. Compravendite e altro su cui non mi soffermo per non entrare nei dettagli. Penso e mi ricorda la vecchia tesi secondo la quale alla FNOM, all'Ordine del Medici, esiste una contrapposizione, probabilmente neanche ideologica, ma più semplicemente che è quella di dire: se da questa sedia ti alzi tu, cerco di sedermi io. Voglio dire che ad un certo momento si è buttato a mare il concetto della cerivastatina tramite il Lipobai per arrivare, forse, ad una situazione che avrebbe potuto buttare a mare anche l’efficacia positiva delle statine, che io ho preso e continuo a prendere, che fanno bene al cuore se è vero come è vero che le statistiche dicono che dal 33 al 35% dei malati cardiopatici che prendono queste statine hanno guarigione o ottengono un miglioramento della sintomatologia rispetto a quello che succedeva prima. Scusate se è poco. Su questa divergenza di posizioni ho avuto anche qualche confronto, via radio, con un amico, il famosissimo farmacologo professor Garattini, ma tra me e lui c'è una differenza di base: io, per avere fatto assiduamente il medico per tantissimi anni, ho sempre ragionato in vivo, lui, spesse volte, ha ragionato in vitro. Non so tra le due cose quale possa essere quella più accreditabile e confacente. Termino dicendo che, nella prospettiva delle cose che si dovrebbero fare, mi auguro che tutti tengano presente, per quanto riguarda il rapporto col cittadino utente e paziente, che si dovrebbe ricordare in primis che si ha a che fare con la vita, la malattia e la morte. In secondo, con il lavoro, le professioni e le aspettative di quanti lavorano nel sistema salute.
Moderatore Ringrazio il professor Del Barone che, comunque,
è ancora un mio Presidente, essendo io medico e giornalista; sono
nato medico e non posso assolutamente rinnegare questa primogenitura.
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