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CHIAREZZA SULLE CELLULE STAMINALI 

Di Massimo Bondi (*)

La parola “staminale” in Greco significa “Trave, Puntello di una costruzione navale” in Latino significa “Filo, Stame della vita”.  
Il vocabolo è stato usato da biologi e medici per esprimere le proprietà di una cellula progenitrice  di tutte le cellule  della serie ematologica. Si comprende così che la cellula “staminale” è una cellula che nell’embrione ubbidisce  ad una linea costruttiva ben selezionata. Non è il caso di discutere, in questa sede, se la cellula “staminale” nell’embrione subito dopo l’incontro tra i due gameti maschile e femminile e sino allo stadio di “morula” vada identificata con i singoli “blastomeri” componenti la “morula” o se invece da uno di questi “blastomeri” si formerà la linea ematologica la cui cellula progenitrice è la cellula “staminale” anche detta "Emoistioblasto". Sta di fatto che nell’embrione vero, cioè quando si sono incontrati i due gameti, inizia un progetto di vita individuale, che non va assolutamente interrotto e tanto meno usato per la sperimentazione. E’ l’insulto massimo alla natura non importa se creata da una Volontà o dal Caso.
Due parole che indicano la stessa meravigliosa,fantastica Creazione, interrogativo a noi sconosciuto e non conoscibile. E a coloro che parlano di embrioni congelati-spazzatura, rispondiamo che si è sbagliato a creare questo binomio. Ognuno in assenza di leggi, dovrà risponderne alla propria coscienza. 
Ad un altro livello si trova la tecnica del “Trasferimento nucleare per la produzione di cellule staminali autologhe (TNSA)”, in cui non esiste l’incontro tra due gameti di sesso diverso. Tale tecnica però diverrà accettabile solo quando si sarà creato artificialmente un  serbatoio capace di ricevere il nucleo, quindi il DNA, autologo dello stesso soggetto, che si desidera moltiplicare per ottenere sue proprie cellule staminali. Non ovuli femminili naturali da denucleizzare ! 
Piazzati questi irrinunciabili paletti, vediamo cosa accade nell’adulto della nostra cellula “staminale”.
La ritroviamo in vari organi e tessuti quali testicolo,intestino ed altri, ma soprattutto nel sangue e nel midollo osseo, cioè nell’ambiente della  sua linea originaria. Le caratteristiche di cellula “indifferenziata” contribuiscono a conferirle una particolare “Totipotenza” che si avvicina  alla cellula capostipite  progenitrice e talora  in particolari condizioni ambientali s’identifica con essa. 
Nel 1956 affermavo che stimoli cronici ripetuti sdifferenziavano alcuni elementi cellulari verso forme cellulari “Totipotenti” (Rendiconti Istituto Superiore Sanità, xx,1956,1217-1229).
Così definita e descritta,la cellula “staminale” opportunamente trattata può teoricamente, in base alla sua totipotenza, trasformarsi in tutti gli elementi costitutivi di un tessuto o di  un organo. La scienza ha  finalmente oggi compreso la forza  quasi ancestrale di questa cellula. Nulla però accade senza un movente ed il movente imperativo è il tentativo di sostituire la terapia basata sulla espianto-.trapiantologia, che dopo 30 anni oltre ad aver creato la nuova patologia  del trapiantato, che viene descritto come un malato cronico, si è resa conto che tale terapia non è standardizzabile. La carenza di organi infatti la rende elitaria.
La "AUTO-CELLULO-ORGANO-TERAPIA", così da me definita, mediante il prelievo di cellule staminali Pluri-Totipotenti dallo stesso soggetto che si vuole curare, opportunamente  coltivate “in vitro”, potrà  formare agglomerati cellulari specializzati e sufficienti  a ricostruire un tessuto e/o anche parzialmente un organo. Questa ci sembra la strada da percorrere con entusiasmo, poiché basata su basi biologiche serie, promettenti e soprattutto eticamente  accettabili, senza alcuna remora. Israele, Parigi, Duesseldorf e, sembra, gli States hanno trattato i primi casi. 
Aspettiamo con fiducia i risultati.

(*)  Patologo Genarale
L.D. Università "La Sapienza" di Roma
Tel. e fax;06.9997048 
email:masbond@libero.it  


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