PRONTO, CUORE!!
Roma 18 ottobre 2000
‘Pronto, cuore’. Questo il tema del Convegno sulla Sanità nella
Regione Lazio, organizzato in collaborazione con l’Ordine Nazionale
dei Giornalisti per parlare di emergenza cardiologica, di infarto
e arresto cardiaco, quando i minuti contano e la preparazione di chi è
presente, associata alla tempestività del soccorso, possono salvare
la vita.
Politici, medici e giornalisti hanno risposto all’invito e si sono
confrontati nella Sede dell’Ordine per individuare, ciascuno per il proprio
ruolo e la specifica competenza, quali possano essere i provvedimenti da
adottare per ridurre il drammatico dato statistico del 50% di mortalità
legato alla inadeguatezza delle misure messe in atto durante il periodo
di tempo che passa tra l’evento ed il ricovero in ospedale.
Una troppo elevata percentuale di decessi che, come hanno dimostrato,
dati alla mano, i professori Altamura, Pistolese e Romeo, potrebbe
notevolmente diminuire, come è dimostrato dalla progressiva riduzione
della mortalità che di anno in anno si registra dopo il ricovero,
per merito delle sempre più efficaci manovre e terapie che possono
essere praticate.
Conoscenza del problema, informazione della popolazione da parte del
medico di fiducia, della società, dei mass media e dell’informazione
medico scientifica, possono migliorare quella competenza sanitaria di ogni
cittadino che si traduce in rapidità di intervento, conoscenza del
problema e migliore organizzazione del soccorso. (Prof. Giuliano Altamura
– Primario cardiologo – Ospedale S. Giacomo)
Particolarmente in caso di arresto cardiaco, un soccorso precocemente
prestato con adeguate semplici manovre di riattivazione cardio polmonare
e l’intervento di defibrillazione, anche affidato a personale ausiliario
come ‘atto medico delegato’, rappresentano una vera e propria ‘catena
di sopravvivenza’. (Prof. Michele Pistolese – Gruppo per l’Intervento nelle
Emergenze Cardiologiche)
Non può essere sottaciuta l’importanza della prevenzione che,
come per ogni altra patologia cardiocircolatoria, può positivamente
ridurre il rischio di infarto. E’ necessario Rinunciare ad ogni atteggiamento
fatalistico, ma adottare comportamenti dietetici e stili di vita opportuni
che comprendono l’eliminazione di sostanze nocive, come fumo e droghe,
e l’assunzione di cibi ricchi di elementi protettivi. (Prof. Franco Romeo
– Cattedra di Cardiologia – Università di Tor Vergata)
Prima di ascoltare il pensiero dei politici è stata
richiamata l’attenzione dei presenti sugli aspetti clinici e organizzativi
del pronto intervento in caso di emergenza cardiologica che sempre più
deve essere basato sulla formazione e aggiornamento continuo degli
operatori all’uso di strumenti e mezzi tecnici oggi disponibili.(Prof.
Francesco Cremonese – Responsabile Centrale Operativa 118 – Roma;
Prof. Cosimo Giovanni Speziale – Commissario Straordinario ASL RM
A; Prof. Mario Costa in rappresentanza dell’Assessore alla sanità
della Regione Lazio)
Le puntualizzazioni di Cremonese sul presente e le anticipazioni sul
futuro del Servizio 118 nel Lazio hanno disegnato uno scenario di possibile
efficienza e tempestività d’intervento con adeguato numero di unità
operative mobili dotate di strumenti d’avanguardia per potenzialità
diagnostica, terapeutica e ad alta tecnologia comunicativa ed operativa,
lasciando però l’impressione che, a fronte delle modeste risorse
del ‘presente’, sarà ancora lungo il cammino da percorrere per raggiungere
il razionale e organizzato efficientismo del ‘futuro’.
Un futuro degno di fiduciosa attesa, come è emerso dalle parole
della senatrice Elisabetta Alberti Casellati, dei senatori Dino De Anna
e Antonio Tomassini e dell’onorevole Pierpaolo Massidda, che, presenti
per l’intera durata del Convegno, hanno ascoltato e contribuito alla
riuscita dell’iniziativa con puntualizzazioni e anticipazioni di impegno
politico a perseguire gli obiettivi emersi durante l’incontro.
Per quanto riguarda l’informazione, formativa, educativa e medico scientifica,
che i giornalisti dovranno garantire con tutti i mezzi di comunicazione
di cui dispongono ed hanno competenza, l’impegno per lo specifico argomento
dell’emergenza cardiologia, può essere compreso in quelle
che sono state le parole del Presidente, Mario Petrina, nel suo saluto
di apertura : “ E’ questa la prima occasione di incontro in questa Sede
istituzionale dell’Ordine dei Giornalisti tra politici, medici e giornalisti
per trattare argomenti di sanità nell’interesse e a vantaggio della
gente che rimane il principale obiettivo che tutti ci accomuna. A quest’incontro
altri ne seguiranno e non solo su tematiche sanitarie. L’odierno dibattito
è emblematico nella sua titolazione: ‘pronto, cuore’. Pronti a lavorare
insieme per informare, ma anche per formare l’opinione pubblica ad affrontare
al meglio il problema dell’emergenza, al fine di salvare tante vite umane.”
Mario Bernardini
Continuare il confronto tra Stampa, Politici e Sanitari
Il convegno “Pronto cuore” già nel sottotitolo esprime un suggerimento.
Il confronto tra stampa, politici e sanitari sollecita un diverso approccio
al problema della sanità perché sposta l’asse di attenzione
del concetto di malattia al concetto di prevenzione e perciò di
promozione della salute.
I servizi dell’emergenza hanno una importanza cruciale perché
danno risposte in momenti di drammatica gravità dello stato di salute.
Ed è per questo che è anche uno dei servizi più importanti
nel vissuto dei cittadini perché dalla loro risposta dipende la
vita e la morte.
Sembrerebbero considerazioni ovvie, scontate, ma non è così
perché il servizio di emergenza è stato trascurato troppo
spesso nel passato dai governi centrali tant’è vero che nonostante
l’evidenza della sua importanza, il 118 è sulla carta in Regioni
come Puglia, Basilicata e Molise ed è stato istituito in Campania
solo di recente.
Oggi a livello nazionale le Regioni hanno creato un coordinamento nazionale
dell’emergenza, una sorta di “codice rosso” per affrontare questo tema,
avendo ben compreso che l’emergenza costituisce quell’indicatore attendibile
del grado di sviluppo di civiltà dei sistemi di assistenza di un
Paese.
È un servizio che condiziona ed è al contempo il riflesso
del funzionamento degli altri servizi sia ospedalieri che territoriali.
Questo significa che il successo del sistema di emergenza dipende sicuramente
da una robusta e qualificata rete organizzativa dei servizi e da una elevata
qualificazione e formazione degli operatori dell’emergenza. Ma tutto ciò
non basta se non c’è una corretta informazione e un corretto uso
dei cittadini dei servizi stessi. Ed è qui che l’informazione costituisce
l’anello di congiunzione tra politica e sanità.
Debbo dire che la conoscenza del 118 da parte del cittadino, anche
in realtà dove questo servizio è sviluppato da anni come
il Veneto dal quale provengo, è ancora insoddisfacente. Molti non
sanno che cosa sia il 118 e si rivolgono al 113 o112 provocando ritardi
letali nell’intervento.
Occorre allora che ci sia una informazione che porti i cittadini ad
essere consapevoli e a partecipare attivamente alla gestione del servizio
di emergenza. Per far questo, perché l’informazione sia efficace
deve essere accompagnata da una adeguata educazione sanitaria. Il che significa
che una corretta informazione, cioè una informazione chiara, personale,
generale e mirata costituisce il prius di un’opera educativa che coinvolge
stili di vita, rapporti interpersonali e il concetto di responsabilità.
L’informazione perché sia una misura davvero efficace deve tradursi
in programmi generali ed in interventi strutturali; ad esempio nelle scuole,
nei distretti sanitari, nella associazioni di volontariato, insieme a medici
di medicina generale.
C’è quindi la necessità di una interazione tra tutti
i protagonisti della società perché si radichi una nuova
cultura, una nuova coscienza dell’emergenza.
Occorre perciò superare anche ostacoli di carattere normativo
attingendo ad esperienze di altri Paesi. E ciò può avvenire
con l’organizzazione di un capillare coinvolgimento di altri soggetti adeguatamente
formati e collegati all’organizzazione delle emergenze. Mi riferisco a
medici, infermieri, volontari, vigili del fuoco, forze dell’ordine. Pensiamo
ad esempio, come nell’ipotesi di arresto cardiaco, l’uso della defibrillazione
precoce può permettere, con il coinvolgimento di altri soggetti,
di aumentare la possibilità di sopravvivenza in modo altamente elevato,
come è già successo in altri Paesi dove la percentuale di
sopravvivenza è stata portata fino al 50% a fronte della stima italiana
pari al 2%.
Oggi è una giornata importante perché il confronto dialettico
sull’emergenza fra vari protagonisti della società civile potrà
contribuire ad eliminare differenze dovute spesso a false conoscenze e
a realizzare quella cultura dell’emergenza di cui abbiamo bisogno per migliorare
il rapporto tra cittadini e servizi.
È davvero il caso di dire che la sfida è elevata perché
la disinformazione o a volte una carenza di informazione può togliere
la speranza di vita.
Sen. M. Elisabetta Alberti Casellati
Responsabile Nazionale politiche sanitarie F.I.
Malattie cardiovascolari
A Roma prevenzione a scuola
Il prossimo anno 165.000 alunni delle scuole elementari e medie saranno
‘schedati’ da un questionario per conoscere l’ipercolesterolemia familiare
in età pediatrica.
Inoltre, riceveranno un opuscolo illustrato che spiega cosa siano il
colesterolo, l’obesità, l’ipertensione, il diabete e che consiglia,
con una tabella dei gruppi alimentari, la dieta equilibrata.
L’iniziativa, che fa parte del progetto di ‘Prevenzione delle malattie
cardiovascolari in età pediatrica’, è stato presentato il
24 ottobre nell’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma da
Francesco Martino, responsabile della Clinica pediatrica universitaria
e dall’Assessore alla Sanità del Comune Giusy Gabriele.
“Il connubio tra sanità e scuola è sicuramente il punto
cardine del progetto, ha spiegato Martino, la scuola infatti rappresenta
il tramite con le famiglie nel percorso educativo. Dal momento che è
stato dimostrato come le malattie cardiovascolari si originino in età
pediatrica, prima ancora della manifestazione che avviene in età
adulta, bisogna limitare o eliminare completamente i fattori di rischio.
In questo la scuola può certamente aiutare”.
Il questionario è diviso in due sezioni e la prima riguarda
la conoscenza dei rischi, come ad esempio il valore del proprio colesterolo.
La seconda è mirata alla conoscenza delle eventuali patologie
cardiovascolari tra i familiari.
Venti domande sono dedicate alla dieta ed alle abitudini alimentari.
Completano l'indagine una serie di quesiti sulle ore dedicate allo studio,
al computer, alle attività sportive e vita all’aperto.
Una proposta operativa
Emergenza cardiologica
Il 14 ottobre, a Roma, nell’ambito del IX Congresso Nazionale GIEC (Gruppo
Intervento Emergenze Cardiologiche), si è svolta una Tavola Rotonda
moderata dai Coordinatori Nazionali del Polo Didattico, Dottori Mottironi
e Roscio, sul tema dell’accreditamento delle strutture didattiche deputate
all’addestramento alla Rianimazione cardiopolmonare.
Erano presenti: Giovannini (AMCO), Fedele (SIC-GIEC), Busnengo (ANCE),
Barelli (IRC), Santomauro (AIAC), Pacifici (CRI), Rosa (OM), Bernardini(ASMI),
Esposito (IPASVI).
Dalla discussione è emersa un’ampia convergenza sui seguenti
punti:
a) le varie Associazioni concordano sulla necessità di adottare
Linee Guida comuni nell’addestramento alla RCP, identificabili con quelle
proposte dall’ILCOR nell’agosto 2000;
b) modalità di effettuazione dei corsi di vario grado e livello
secondo tecniche didattiche tutoriali;
c) necessità della costituzione di una Commissione congiunta
di esperti delle varie Associazioni con compiti di controllo e verifica
di qualità della formazione, che possa altresì porsi come
uno degli interlocutori delle Autorità Istituzionali.
La peculiarità dei contenuti didattici – lotta all’arresto cardiaco
e ad altre emergenze cardiologiche – richiede infatti una competenza specifica
e comprovata.
E’ oggi non più prorogabile, da parte del Mondo scientifico
italiano, un adeguamento tecnico organizzativo nella gestione delle Emergenze
Cardiologiche, in particolare Extraospedaliere.
La lotta all’Arresto Cardiaco si prefigura come l’obiettivo primario
di tale impegno e il processo formativo degli operatori del settore risulta
il cardine fondamentale per un efficace ed efficiente soccorso al cittadino.
La recente presentazione in parlamento di una proposta di legge per
l’affidamento dei ‘defibrillatori semiautomatici esterni’ agli infermieri,
adeguatamente addestrati, della quale il GIEC si è fatto promotore,
ha nuovamente coagulato l’interesse anche di altre Associazioni Scientifiche.
Si ritiene che la costituzione della Commissione congiunta precitata
possa costituire la ‘chiave di volta’ per fornire dignità e autonomia
didattico-scientifica al nostro Paese, pur nel rispetto delle indicazioni
culturali internazionali e dell’evoluzione della didattica della RCP in
Europa e nel mondo.
Per iniziativa del Ministro della Sanità
Elettrocardiogramma gratis nel primo mese di vita
Il Ministro della Sanità, professor Umberto Veronesi, ha chiesto
e ottenuto il parere favorevole del Consiglio Superiore di Sanità
per inserire nel prossimo Piano Sanitario Nazionale l’esame elettrocardiografico
per i neonati nei primi giorni di vita.
Si vogliono così scoprire, e quindi prevenire per tempo, i rischi
della cosiddetta “morte improvvisa in culla”, una delle patologie più
subdole che colpisce i bambini ancora lattanti, e di alcune forme di cardiopatia
congenita non ancora manifestata clinicamente.
Tra le cause della morte improvvisa, così come di alcune gravissime
aritmie ventricolari potenzialmente letali, figura una particolare aritmia
del cuore, la cosiddetta “sindrome del QT lungo”. Questa deve il suo nome
all’allungamento della distanza tra l’onda Q e l’onda T dell’elettrocardiogramma
(normalmente non superiore a 440 millisecondi).
E’ pertanto facilmente riscontrabile con questo esame.
Si stima che i casi di QT lungo alla nascita siano 1su 4000 (ogni anno
in Italia nascono circa 550.000 bambini)
Il controllo elettrocardiografico precoce può consentire l’identificazione
dei neonati a rischio e la loro cura. Basta, infatti, dare loro nei primi
sei mesi di vita terapie beta-bloccanti per ridurre drasticamente (dal
70% al 3%) l’incidenza di quella che fino ad oggi è la prima causa
di morte nei neonati e che continua a mietere vittime anche tra i bambini,
gli adolescenti e i ragazzi fino ai 20 anni.
A tutela della salute dei neonati il Ministero della Sanità
ha, quindi, predisposto alcune linee guida che prevedono la consegna
ai genitori, al momento della dimissione del piccolo dall’ospedale,
di un foglio informativo sulle modalità da seguire per ridurre i
rischi della “morte improvvisa in culla”. Viene suggerito loro, per esempio,
di non far stare il bambino in posizione orizzontale rivolto sulla pancia,
di non fargli respirare fumo passivo e di fargli evitare il caldo eccessivo.
I genitori vengono inoltre invitati a far fare al proprio figlio, tra il
15° ed il 25° giorno di vita, quando ormai l’attività del
cuore è a regime, un elettrocardiogramma presso il Servizio di Neonatologia
o di Cardiologia del centro dove il piccolo è nato per controllare
l’intervallo QT.
“E’ un intervento di prevenzione dal costo minimo ma di grandissima
efficacia clinica” sottolinea il Ministro Veronesi, che ha fatto inserire
lo screening cardiaco neonatale tra quelli a carico del Servizio Sanitario
Nazionale.
E’ la prima volta che una nazione introduce l’elettrocardiogramma nel
primo mese di vita tra gli esami di routine.
Ciò permette all’Italia di porsi all’avanguardia in questo settore
della medicina.
Sono, infatti, italiane le più valide ricerche (pubblicate sul
New England Journal of Medicin a firma del professor Peter J. Schwartz
anche recentemente) che hanno dimostrato il rapporto tra la sindrome del
QT lungo e il rischio di morte improvvisa del neonato. |