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CELLULE STAMINALI 
PER RICOSTRUIRE LA CORNEA

Dopo aver presentato i primi risultati della ricerca in sede scientifica e la pubblicazione sul ‘Journal of Biology, l’annuncio al pubblico nel corso di un incontro con i giornalisti dell’informazione e della stampa medico scientifica: undici pazienti italiani vivono con una cornea ‘clonata’ e stanno bene. 
Questo il risultato di una sperimentazione multicentrica condotta dalla Fondazione per l’oftalmologia G.B. Bietti, in collaborazione con l’Università di Roma ‘Tor Vergata’ e la Divisione oculistica dell'Ospedale di Venezia.
La presenza di ‘cellule staminali corneali’ a livello del ‘limbus’, la zona di transizione tra cornea e congiuntiva, ha consentito uno studio che ha confermato che la possibilità di ottenere una coltura di cellule clonogeniche ad alto potenziale proliferativo da un prelievo di ‘limbus di soltanto un millimetro quadrato di superficie.
Lo sviluppo della cultura di cellule staminali consente di ottenere, nell’arco di 2—3 settimane la formazione di un lembo epiteliale capace di ricoprire l’intera superficie corneale.
All’incontro con i giornalisti erano presenti i professori Mario Stirpe, presidente della Fondazione ‘Bietti’ per lo studio e la ricerca in oftalmologia, Stefano Bonini, direttore scientifico della Fondazione  e Massimo Bucci, cattedratico di oftalmologia a Tor Vergata.
I pazienti, tutti giovani, avevano subito gravi ustioni oculari e, come è stato precisato “è stata realizzata la ricostruzione di una normale superficie corneale nel 78% dei pazienti (11 su 14).
Il primo paziente innestato presenta ora un recupero visivo di 10/10 e, una volta confermati i dati su una casistica più ampia, questo nuovo approccio terapeutico potrebbe essere utilizzato per trattare soggetti affetti da danni bilaterali della superficie oculare, partendo da una minuscola biopsia. In questo modo esiste la possibilita' di effettuare una terapia genetica correggendo il difetto nelle cellule trapiantate successivamente”
L’incontro con i giornalisti ha offerto l’occasione al prof. Stirpe di elogiare la Ricerca fatta in Italia rispetto a quella condotta all’estero e non soltanto in campo oftalmologico, ricordando però che “non basta essere capaci, e gli italiani lo sono, è indispensabile portare idee nuove e per farlo i costi sono alti”. 
“Scopo della Fondazione –ha spiegato - è proprio quello di appoggiare sotto ogni aspetto, non solo gli appartenenti, ma anche e soprattutto i centri italiani che conducono ricerche in campo internazionale. L’attività della Fondazione non è solo quella di promuovere la ricerca; si occupa anche della preparazione clinica e chirurgica degli oftalmologi tanto che non bisogna dimenticare che i più grandi primari romani si sono formati quì”. 
Attualmente i maggiori settori di ricerca in via di sviluppo sono tre: la patologia vitreo-retinica, il principale interesse della Fondazione sin dalla sua nascita; il glaucoma, con uno dei maggiori esperti mondiali, Massimo Bucci, ideatore della terapia betabloccante; le malattie della cornea e della congiuntiva, di cui si occupa Stefano Bonini. La Fondazione dal punto di vista economico ha potuto fino ad ora fare affidamento sugli autofinanziamenti e sulle donazioni, ma dallo scorso anno è scesa in campo la Fondazione Ente Cassa di risparmio di Roma (CariRoma). Questa struttura agisce da tempo in cinque aree: sanità, istruzione, cultura, volontariato e ricerca. Alla salute in particolare, la CariRoma ha sempre dedicato una particolare attenzione e, dalla partnership con la Fondazione G.B. Bietti, è nata ad esempio la Banca romana degli occhi. 

Sommario n. 9/2000


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