METTIAMO A FUOCO
Il Medico e il Fumo
di Carlo Vetere
Non è da oggi che il medico viene sollecitato
a promuovere interventi educativi nei confronti dei propri pazienti fumatori
ed è indubbio che il primo di questi interventi sia rappresentato
dall'evitare di fumare in tutti i locali nei quali volge la propria attività
professionale.
Ogni volta che si preannunciano normative più restrittive nei
confronti della possibilità per il fumatore di accendere una sigaretta
in pubblico, emergono, e non a caso, i "fronti dei fumatori che difendono
la propria libertà di farsi del male" e sottolineano i rischi del
proibizionismo,indicando anche alcuni presunti vantaggi del fumo.
E' bene pertanto che alcune di queste tesi vengano discusse.
1) Fra i fumatori di lunga durata si stabilisce una sorta di
protezione nei confronti della comparsa in età avanzata del morbo
di Alzheimer e non tanto per un fattore selettivo (i forti fumatori muiono
precocemente ed i sopravissuti hanno evidentemente caratteristiche genetiche
di maggiore resistenza nei confronti della degenerazione neuronale.
Infatti la nicotina è un agonista colinergico;ne sono stati studiati
gli effetti sull'attenzione,sui fattori cognitivi e sui tempi di reazione.Tanto
è vero che un farmaco che agisce sui recettori nicotinici è
stato registrato in Svezia ed è probabile che lo sarà anche
nell'Unione Europea.
Ha azioni psicoattive di breve durata. Bisogna sempre distinguere fra
effetti sul singolo ed effetti sull'intera popolazione:quest'ultima è
composta da fumatori che fumano per evitare la comparsa dell'astinenza
e che presentano il classico craving,fumatori che accendono qualche sigaretta
per apprezzarne gli effetti di rafforzamento positivo (mentre nel primo
gruppo il rafforzamento negativo ed indagini neurobiologiche con la Risonanza
Magnetica funzionale dimostrano in fase di astinenza la presenza di segnali
di riduzione della performance cognitiva con ritorno alla norma quando
si riprende a fumare).
Ma tornando all'Alzheimer una metaanalisi di "pezzi grossi" dell'epidemiologia
come Sir Richard Doll e Richard Peto sulla coorte di 34.439 medici inglesi
di sesso maschile seguiti dal 1951 non certo per individuarne precocemente
i sintomi della demenza ma con un orientamento verso i rapporti fumo,alcol,dieta
e cardiopatie e tumori non ha messo in evidenza alcun effetto anche latamente
protettivo del tabagismo.Semmai si può individuare un lieve rischio
maggiore spiegabile attraverso il rapporto fumo-accelerazione del rocesso
aterosclerotico-maggiore frequenza di cerebropatie vascolari.
2) Fra le conseguenze dell'astinenza in fumatori effettivamente dipendenti
oltre all'aumento del peso si ha, specie fra coloro che già presentavano
sintomi di depressione, una accentuazione della depressione con comparsa
di episodi maggiori che richiedono interventi psichiatrici specifici.
Naturalmente si sono moltiplicate le ricerche in materia e
ricordiamo come l'Industria del Tabacco ormai penalizzata sotto l'aspetto
giudiziario e consenziente alla accettazione della nicotina come principio
attivo che dà dipendenza, cerca in tutti i modi di sottolineare
sia alcuni vantaggi del fumo sia il ruolo di auto-medicazione che la sigaretta
stessa potrebbe avere nei confronti di patologie mentali.
Di recente una ricerca organizzata presso il Dipartimento di Psichiatria
di S.Francisco ha confermato una prevalenza del 14% di forme depressive
"maggiori" fra i fumatori che erano riusciti a diventare astinenti, ma
con percentuali analoghe fra coloro che non erano riusciti a smettere e
che forse a causa di questo insuccesso avevano abbassato il grado di auto-stima.
Un farmaco già da tempo in circolazione nel mondo anglosassone
il Brupopione presente anche per via intradermica e come chewing-gum non
incide sul peso e potrebbe avere anche effetti anti-depressivi. Costa un
pò meno rispetto ad un ciclo intradermico di nicotina. Come sempre
nel settore delle dipendenze l'azione farmacologica va accompagnata da
un sostegno psico-sociale.
Ma torniamo all'aumento di peso: non significa un metter su pancetta
ma un ritorno a quello che si può considerare come un peso forma
in precedenza sollecitato da un maggior catabolismo a causa dell'azione
del fumo oltre che alla riduzione dell'appetito con apporti insufficienti
di sostanze importanti.
Ma come classificare un fumatore una volta che il medico intenda svolgere
un'azione attiva per la cessazione dal fumo dei propri pazienti o per la
riduzione nel numero di sigarette fumate (cioè per una forma di
riduzione del danno)?
Vi sono numerosi test ma quello più impiegato anche in Italia
è il Fagestrom Test for Nicotine Addiction con punteggi da 0 (fumatore
leggero non dipendente a 10 (fumatore con massima dipendenza).
Si comincia domandando dopo quanti minuti svegliandosi al mattino si
accende la prima sigaretta,quale è la frequenzadi accensioni nel
corso della mattinata e durante le varie fasi della giornata e quale la
sigaretta alla quale non si potrebbe rinunciare.
Fra l'altro è importante specie nei giovani domandare se si
usano pacchetti oppure si è abituati a arrotolarsi da soli la sigaretta
acquistando tabacco sfuso;la moda oggi non sembra molto diffusa se non
altro per mancanza di tempo,ma va rilevato come non esistendo in molti
Paesi l'obbligo di indicare i contenuti in catrame e nicotina del tabacco
sfuso si possono avere quantità di nicotina anche tre volte maggiori
e tutti sappiamo come proprio fra i giovani vi siano aree di persistenza
del fai da te nella preparazione della sigaretta "naturale".
Tutte le statistiche indicano come vi sia un trend costante di diminuzione
del fumo fra i maschi adulti un aumento fra i giovani ed una tendenza a
raggiungere l'eguaglianza dei sessi fra le adulte.
Fra i Paesi europei una indagine condotta dal Dipartimento di Sanità
Pubblica dell'Università Erasmus di Rotterdam sul rapporto fra fumatori
"correnti" e titolo scolastico ha evidenziato che nel gruppo di età
45-74 anni fra le donne inglesi,svedesi e norvegesi il fumo è maggiormente
diffuso fra le scarsamente "letterate" mentre nel gentil sesso mediterraneo
si verifica il contrario.
Nei maschi invece è abbastanza costante il rapporto basso livello
scolastico-maggiore frequenza di consumi tabagici.
Si delineano 4 stadi dell'epidemia da fumo:
1) Il fumo è poco diffuso ed interessa le classi sociali superiori.
2) Il fumo "invade" il sesso maschile sino a punte del 50-8O% senza
grandi differenze a seconda della classe sociale; le donne seguono con
un lag-time di 15-20 anni.
3) La percentuale di maschi fumatori si riduce fino al 35-4O% e la
riduzione è maggiore fra diplomati e laureati;nelle donne si raggiungono
picchi del 35-4O%
4) Si assiste in entrambi i sessi un decremento sopratutto fra gli
appartenenti alle classi sociali più "colte" per cui il fumo rimane
diffuso in strati sociali di già svantaggiati dal punto di vista
culturale e socio-economico.
Hanno effetto le misure restrittive
o rimangono grida manzoniniane?
In effetti laddove ,ad esempio non è "concepibile"
che si possa fumare in un ospedale,ambulatorio e comunque centro sanitario
da tempo il divieto senza eccezioni ha funzionato.
Anche in Italia il movimento "ospedali senza fumo" sta guadagnando
terreno.La stampa descrive forme di proibizionismo fondamentalistico che
respinge i fumatori al di fuori delle aree di socializzazione ed è
questa una considerazione da esaminare nel quadro di alternative che vanno
offerte al fumatore.L'obbiettivo dell'astinenza totale rimane importante
ma può essere introdotto gradualmente attraverso concetti di riduzione
del danno.
Può invece costituire un obiettivo primario nel caso dell'infanzia
e dell'età evolutiva essendosi ormai abbassata l'età di iniziazione
al fumo.
Anche gli aumenti del prezzo attraverso tassazioni più pesanti
hanno la loro efficacia almeno in Paesi che non sono preda di un fiorente
commercio clandestino altamente concorrenziale in rapporto diretto con
gli aumenti delle "accise"cioè di quelle tassazioni indirette sui
consumi imposte dall'Unione Europea ed in parte finalizzate non all'aumento
delle entrate erariali ma bensì al finanziamento di campagne educative,
di interventi di incentivazione alla sostituzione di coltivazioni e di
supporto alle iniziative di cessazione o riduzione del fumo.
Più difficile sembra prospettarsi l'utilizzo di questi fondi
per la sostituzione delle sponsorizzazioni di avvenimenti sportivi di grande
audience televisiva.
Comunque dal punto di vista dell'accentuazione dei già esis
tenti divieti di pubblicità anche indiretta la Direttiva Europea
entrerà in vigore il 30 Luglio 2.001 con possibilità di dilazione
di un anno dalla pubblicazione delle leggi nazionali di recepimento e proprio
per quanto riguarda le sponsorizzazioni con un ulteriore biennio.
Il medico può fare moltissimo
Infatti tutte le ricerche sviluppate nei PAESI occidentali
attribuiscono i maggiori successi proprio all'intervento anche solo di
preciso consiglio e di informazione non ambigua ed alla stessa pacca sulla
spalla.
Quando poi vi si aggiunge una maggiore personalizzazione e si suggeriscono
obiettivi a breve termine con incoraggiamenti ed invii presso centri anti-tabagici
le percentuali di riduzione anche a distanza di un anno giungono al 15-2O%.Vi
sono momenti nei quali,ad esempio il medico del lavoro che visita periodicamente
i lavoratori e che è responsabile della osservanza di disposizioni
come la 626 può intervenire efficacemente anche a tutela del non
fumatori.
Il medico scolastico poi deve puntare sul pool di insegnanti fumatori
in quanto qualsiasi azione che lui stesso o insegnanti specializzati possano
svolgere nelle classi è destinata al fallimento se perfino in classe
non pochi insegnanti fumano e lasciano fumare.
Il concetto di "libertà di farsi del male" che è alla
base dell'antiproibizionismo non è trasferibile nel caso di gruppi
di persone che costituiscono un "esempio"e che potrebbero portare la responsabilità
di contagiare precocemente minori con conseguenze dannose per la loro salute
(oltre che di costringere i colleghi non fumatori ad inalare aria inquinata).
In genere il messaggio di sospensione del fumo nelle gravide è
stato abbastanza recepito e dovrebbe essere comunque rafforzato dalla recente
constatazione dei danni dell'esposizione passiva del feto non solo in termini
di sopravvivenza e di dati antropometrici ma anche di maggiore frequenza
di disturbi comportamentali quali il deficit di attenzione/ipertattività
e perfino comportamenti asociali e criminali. Ora nel corso della gravidanza
l'attenzione è focalizzata sulla gestante e gli ostetrici sono bene
allertati:ma nel post-partum ed in tutto il puerperio è più
facile la ricaduta della donna ed è importante continuare a livello
del consultorio famigliare e dell'ambulatorio pediatrico l'intervento verso
la coppia (intervento che avrebbe dovuto aver luogo nei confronti di tutti
i conviventi anche nel corso della gravidanza essendo il fumo passivo in
certe situazioni ancor più pericoloso rispetto a quello attivi).
Come facciamo ad essere sicuri
che il fumatore ha smesso?
Laddove si iniziano caute introduzioni di incentivazioni
economiche ai medici che riportano percentuali valide di cessazione dal
fumo o di riduzione vengono previsti a campione controlli biochimici.
Quello più impiegato anche per il costo minore è la misurazione
del CO nell'aria espirata,semprechè non vi siano in loco fonti di
inquinamento con CO2 (si deve puntare su valori <10 ppm).
Il sigaro è meno pericoloso?
E' una domanda che viene spesso rivolta al medico;sta
di fatto che la mancanza di avvertimenti sulle confezioni di sigari insieme
al presupposto che il diverso meccanismo di aspirazione riduca il danno
ha portato in alcuni Paesi come gli USA ad un aumento dei consumi del 5O%.
I rischi relativi al tumore del polmone sono inferiori a quelli della sigaretta
ma ricordiamocelo il fumo danneggial'apparato respiratorio ed è
causa principale della broncopneumopatia cronica ostruttiva mentre il rischio
di tumore orofaringeo viene ad accentuarsi con l'uso di sigari.
Quattro sigari al giorno corrispondono a 10 sigarette:la fascia mediana
del sigaro contiene maggiori quantità di nicotina,benzene ed idrocarburi
polinucleati aromatici,N-nitrosamine e CO.
In conclusione
Più volte viene ripetuto che non esistono
misure di medicina preventiva a maggior costo/efficacia dell'abbandono
del fumo anche considerando la perdita di introiti fiscali.
Si dovrebbero,quindi,trasferire queste nozioni in atti concreti atti
a raggiungere gli obiettivi fissati dal nostro Piano Sanitario Nazionale
(e da molti altri Piani analoghi) non solo accentuando la normativa limitativa
e le attività informative/educative specie a livello scolastico
ma anche:
1) Per alcune categorie a rischio elevato (gravide,cardiopatici,bronchitici
cronici,pazienti oncologici etc) trasferire gli attuali prodotti sostitutivi
in fascia A.
2) Studiando incentivazioni dirette od indirette per quei medici, specie
se esercenti in gruppo, che hanno inserito pacchetti educativi e terapeutici
per i propri pazienti fumatori dipendenti.
Bibliografia di riferimento
- Doll R.,Peto R. et al:
Smoking and dementia in male british doctors: a prospective study.
British Med J 320:1097-102,2.000
- Tsoh JY,Humfleet GL et al:
Development of major depression after treatment for smoking cessation.
Am.J.Psychiatry 157:368-374,2.000
- Vetere C.:
La dipendenza da nicotina: neurobiologia e prevenzione
Boll.Farmacod.Alcolismo XXII(4):80-91 1999 |