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I.M.TE.S. 
Istituto Mediterraneo per la Telemedicina in Sanità

La Telemedicina in Italia


 

Inviare per via telematica una radiografia, farsi controllare il cardiogramma da casa, condividere in rete la cartella clinica dei pazienti, e ancora, il teleconsulto, il telesoccorso. Sono solo alcune applicazioni della telemedicina, la nuova forma di medicina che tende a superare le distanze tra medico e cittadino, divenuta ormai una realtà, oltre che una necessità nel nostro Paese. L’Italia, infatti, è il Paese col più alto numero di sperimentazioni in telemedicina.
L’informatica è ormai uno strumento indispensabile per la corretta gestione di qualsiasi attività ed offre un fondamentale aiuto alla modernizzazione della sanità, in linea con gli orientamenti del Ministero della Sanità che ha lanciato lo slogan per una sanità più giusta, efficace e moderna.
Le proiezioni demografiche europee mostrano, per i prossimi anni, un chiaro incremento della popolazione anziana, che ha attualmente un’aspettativa di vita di 79 anni per le donne, e di 73 anni per gli uomini. La sanità assorbe circa il 9% del PIL dei Paesi europei, con punte del 10% in Germania ed in Svizzera. In Italia invece la spesa della sanità pubblica è stata stimata per il 1999 in 120.000 miliardi, il 5,64% del PIL. Questo dato sale al 7% se si considera anche la sanità privata. Gli anziani oltre i 65 anni erano lo scorso anno circa 10.150.000, più del 17% della popolazione. Si stima che nel nostro Paese gli anziani over 60 potrebbero arrivare al 46% sul totale nel 2050, dato dipendente dal tasso di natalità. Per capire l’importanza della telemedicina basti pensare che la telemedicina applicata in campo sanitario, consente risparmi fino al 40% rispetto ai metodi tradizionali.
Ma quale grado di diffusione ha in Italia la telemedicina? A che punto sono sperimentazione e formazione, e chi sono gli utenti della telemedicina in Italia?
Nel nostro Paese un monitoraggio non è stato ancora realizzato, ma si può tracciare una sorta di mappa virtuale delle sperimentazioni in telemedicina. Si pensi al programma Shared, con il quale l’Alenia Spazio ha realizzato una connessione tra il S. Raffaele di Milano e l’Ospedale di Sarajevo, o il progetto Isole, per i collegamenti da Napoli verso Ischia e Procida. Gli Ospedali di Trieste invece hanno messo a punto la cartella clinica virtuale del cittadino, mettendo in rete un archivio di immagini e dati consultabili on-line. E poi l’esperimento della TIM, che ha dotato di telefoni cellulari 50 bambini cardiopatici dell’ospedale pediatrico Bambin Gesù di Roma per il monitoraggio costante dei loro cuori.
Si osserva come la telemedicina ha una diffusione a macchia di leopardo, essendo una realtà incipiente ma limitata e frenata anche da un vuoto normativo. In questo ambito l’I.M.TE.S. sta sensibilizzando le appropriate sedi istituzionali per stimolare una regolamentazione che, collegandosi alla legge sulla privacy ed al codice deontologico, disciplini sotto il profilo legislativo tutto ciò che riguarda la telemedicina.

Sommario n. 7/2000


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