METTIAMO A FUOCO
di Carlo Vetere
“Errare humanum est” ma fino a che punto?
Il recente rapporto dell’Istituto di Medicina americano
(IOM) sulla qualità della cura è intitolato: To Err is human,
ed ha sollevato molte discussioni in quanto la stima dei decessi dovuti
agli errori medici giunge ad 80.000 l’anno (fra 44.000 e 98.000). Discussioni
che si stanno anche svolgendo nel Congresso. Gli psicologi in genere distinguono
fra errore intenzionale dovuto a mancata pianificazione (in inglese mistakes)
ed errori nell’esecuzione di atti dovuti a disattenzioni o amnesie (slips
and lapses in inglese); queste ultime si verificano più frequentemente
a causa di stanchezza o di svolgimento di attività sanitarie in
ambienti inadeguati e non familiari. Un errore per omissione è quello
di somministrare antibiotici senza aver chiesto al paziente e/o ai suoi
familiari se il soggetto è allergico a quell’antibiotico. Appare
necessario intensificare l’addestramento sia degli studenti sia dei giovani
medici. L’uso del computer riduce notevolmente questi errori e così
le liste di check per i vari protocolli. Negli USA si è proposta
una legge che obbliga i medici a notificare gli errori commessi, ma proprio
l’obbligatorietà potrebbe favorire l’evasione mentre si dovrebbe
puntare sulla notificazione volontaria.
Ma il documento dello IOM viene analizzato e criticato proprio da uno
degli Autori di precedenti indagini statistiche sulla frequenza di errori
nell’assistenza ospedaliera debitamente citate dal rapporto dello IOM.
Infatti in entrambi gli studi vi è stato un approfondito esame delle
cartelle cliniche per evidenziare la comparsa di eventi avversi non attribuibili
al decorso della malattia ma dovuti all’assistenza medica. Da questo gruppo
sono emersi gli eventi avversi derivanti da negligenza in quanto le prestazioni
e l’assistenza erano state al di sotto degli standard attesi. Successivamente
questi dati sono stati revisionati da due investigatori indipendenti che
li hanno suddivisi fra prevedibili e non prevedibili; in effetti il concetto
di prevedibili, e quindi prevenibili, non è molto semplice in quanto
potrebbe implicare ricerche indaginose, costose e prolungate nel tempo.
Quale esempio può essere fatto l’accertamento di tutte le allergie
verso gli antibiotici. D’altra parte per alcuni eventi come le emorragie
post operatorie non è facile il giudizio; si può più
o meno arbitrariamente classificare come evitabili le emorragie che hanno
richiesto un ritorno di emergenza in camera operatoria dopo interventi
abbastanza semplici come appendicectomia ed isterectomia. Nelle ricerche
citate, inoltre, non venivano espressi giudizi ma soltanto evidenziati
eventi. Ma anche le estrapolazioni effettuate dallo IOM sembrano sovrastimate
per quanto si riferisce al numero dei morti.
Proprio riesaminando i dati delle tre ricerche citate dallo IOM, un’estrapolazione,
peraltro arbitraria, dal punto di vista della rappresentatività
statistica degli ospedali fonte di dati, non si dovrebbe superare, almeno
nel 1992, i 25.000 decessi. Va anche considerato come l’introduzione di
misure di sicurezza, i miglioramenti tecnologici, il continuo scambio di
informazioni fra chirurghi, la pubblicazione delle statistiche operatorie
hanno ridotto incidenti e mortalità post operatoria a percentuali
assai basse. I sistemi computerizzati di segnalazione di omissioni ed errori
assicurano una massima riduzione delle disattenzioni ma costano, e purtroppo
nell’era delle limitazioni di bilancio le amministrazioni sono restie ad
impegnarsi in spese. Lo IOM propone programmi di riduzione degli errori
del 50% e propone un sistema di segnalazione volontaria e confidenziale
analogo a quello esistente nell’aviazione per le situazioni di grave pericolo
che avrebbero potuto provocare incidenti (near misses). Ma intanto la diffusione
sui mass media del rapporto ha moltiplicato le richieste di indennizzo
e dall’altra sta portando alla proposizione di normative che impongono
alle strutture sanitarie di togliere ogni riservatezza nella pubblicazione
di statistiche operatorie e nei risultati degli accertamenti di accreditamento.
Il che può portare a forme difensive da parte dei medici, a scarichi
di responsabilità ed alla scarsa adesione a notificazioni sia pure
volontarie. Sono le disposizioni relative alla responsabilità civile
dei medici che andrebbero modificate in un contesto nel quale alla litigiosità
crescente si contrapponga una cosciente partecipazione di tutti al miglioramento
della sicurezza ed al contenimento degli errori e delle omissioni.
Ferner RE:
Lancet 355: 947, 2000
Ferner RE:
Errare humanum est. Lancet 355: 947-49, 2000
Brennan T.:
New Eng. J. Med. 342: 1123, 2 000 |