Testata

 

La cosiddetta cellulite

di Carlo Alberto Bartoletti (*)


Il termine improprio di cellulite è stato coniato dai francesi Alquier e Pavot nel 1922. 
In occasione del VI Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina estetica, nel 1982, Binazzi, Ribuffo, Carlesimo, Calvieri, Chimenti, Curri, Merlen hanno chiarito gli aspetti della ricerca fondamentale di questa entità clinica inestetica nella quale bisogna distinguere l’adiposità distrettuale (AD) dalla pannicolopatia edematofibrosclerotica (PEFS).
Curri ha proseguito negli anni gli studi chiarendo ulteriormente i rapporti tra AD e PEFS. 
Ne ricordiamo sinteticamente i passaggi chiave. 
L’AD, entro certi limiti, presenta carattere di normalità per la morfologia, l’istochimica, la biochimica e quindi non richiede intervento. Si deve intervenire solo se l’AD si presenta in eccesso come conseguenza di uno stato di iperplasia e/o ipertrofia. L’eccesso di AD si deposita prevalentemente nei distretti dei fianchi, delle cosce, nelle regioni glutea e mediale delle ginocchia per quanto riguarda la parte inferiore del corpo; in queste regioni normalmente il deposito del tessuto adiposo costituisce un carattere sessuale secondario estrogenodipendente. Il “cuscinetto” trocanterico e la “culotte de cheval” (familiarità) rappresentano gli aspetti inestetici più ricorrenti.
La PEFS, processo degenerativo del pannicolo adiposo sottocutaneo, prende origine da una microangiopatia distrettuale degli arti inferiori con formazione di edema e successiva evoluzione flebosclerotica. Si tratta di una affezione che si manifesta in soggetti predisposti, di sesso femminile, spesso con familiarità per insufficienza venolinfatica cronica. Molte condizioni ne favoriscono l’insorgenza e l’aggravamento: alterazioni posturali, alcune endocrinopatie, l’incremento ponderale, la gravidanza, la terapia estroprogestinica, gli errori comportamentali (alimentazione squilibrata, con eccessiva assunzione di cloruro di sodio, l’abuso di alcol, il fumo, la sedentarietà, l’abbigliamento irrazionale). 
Si tratta di processo cronico che può evolvere verso una flebolinfopatia più o meno grave e che, pertanto, necessita di trattamenti volti a controllarne il graduale peggioramento.
Sono noti gli stadi descritti da Curri sul piano istopatologico: stasi capillaro-venulare dei microvasi del connettivo sottocutaneo responsabile di un aumento della permeabilità con formazione di edema periadipocitario, danno cellulare, fibrosi iniziale e successiva connettivizzazione tessutale fibrosclerotica con formazione di micro e macro noduli. 
Se dal punto di vista didattico è lecita una netta distinzione tra AD e PEFS, nel riscontro pratico, Curri conferma, nei reperti microscopici, il dato clinico della non infrequente presenza di forme miste. 
Va ricordato inoltre che, in soggetti predisposti, un’ipertrofia adipocitaria distrettuale può favorire le alterazioni proprie della PEFS.

La richiesta di intervento da parte del medico estetico è prevalentemente presentata da soggetti che denunciano una morfologia di tipo ginoide, di tipo “gambe a colonna” o di tipo androide (meno frequente). 
Il morfotipo ginoide, che si identifica nella silhuette mediterranea, presenta una volumetria eccedente del bacino, per cui il diametro bitrocanterico è superiore a quello biomerale, ed è dovuta a tre condizioni strutturali: struttura ossea ginoide (SOG) per una condizione strutturale ossea ereditata, AD, PEFS. 
Il morfotipo “gambe a colonna”, che può presentare, talvolta, un’impostazione ossea eccessiva nella regione del ginocchio e della caviglia, denuncia una AD, ma soprattutto una PEFS. 
Il morfotipo androide, con struttura ossea relativa, è caratterizzato da distribuzione adiposa sottocutanea soprattutto nella parte superiore del corpo: torace, regione cervicale inferiore (gobba di bisonte), regione tricipitale. Questa particolare distribuzione del tessuto adiposo si riscontra, abbastanza frequentemente, anche in donne in post menopausa, quando non ormonodipendenti.
E’ fondamentale per la scelta dell’intervento correttivo un’accurata diagnosi.

La Società italiana di Medicina estetica (SIME) nella sua espressione didattica, rappresentata dalla Scuola internazionale di medicina estetica della Fondazione Internazionale Fatebenefratelli (FIF) di Roma, sin dall’anno accademico 1990-91, propone un approccio diagnostico, nella consultazione medico estetica, che prevede, oltre ad un’indagine anamnestica ed a un esame obiettivo tradizionali e mirati alla domanda, una serie di valutazioni morfologiche e funzionali ad indirizzo estetico: tra queste, in particolare, la valutazione flebologica degli arti inferiori e la valutazione ecografica dell’ipoderma, quest’ultima per dirimere il dubbio diagnostico tra SOG, AD e PEFS nei suoi stadi evolutivi: edema, fibrosi, sclerosi micro e macronodulare.
L’esame clinico si effettua secondo le regole della semeiotica tradizionale prendendo in considerazione gli apparati sensoriale, nervoso, cutaneo, respiratorio, cardiovascolare, gastrointestinale, urogenitale, con particolare determinazione sull’apparato coinvolto dall’inestetismo dichiarato; in questo caso l’approfondimento obiettivo viene eseguito con paziente in posizione ortostatica e successivamente in posizione supina, valutando, per la parte superiore e inferiore del corpo le regioni già citate dove l’AD e la PEFS possono essere presenti.
Per quanto riguarda l’AD, all’ispezione la superficie appare omogenea e di colorito normale: sono assenti strutture bianco-giallastre. Alla palpazione la superficie è liscia per assenza di scabrosità; normali sono l’elasticità e la pastosità (compatibilmente con alterazioni acquisite o legate all’età). La palpazione profonda non risveglia dolore. L’edema è assente. L’AD è del tutto asintomatica.
Per quanto riguarda la PEFS, all’ispezione, nel primo e secondo stadio la superficie cutanea appare del tutto normale. Nel terzo e quarto stadio si possono notare retrazioni cutanee a cratere con fondo irregolare, modesti segni di distrofia epidermica e striature bianco giallastre; progressivamente la cute diventa più sottile. La palpazione nel primo e secondo stadio, solo se profonda, risveglia una modica dolorabilità. Nel terzo e in modo più preciso nel quarto stadio, lo sfioramento cutaneo con i polpastrelli delle dita evidenzia una scabrosità contestualmente alla formazione dei micronoduli e alla loro confluenza in macronoduli, quando si appalesa la sclerosi dei tralci connettivali. Una palpazione leggera delle dita permette di avvertire piccole aree più dure (placche) che si alternano ad altre con pastosità disomogenea. Alla palpazione profonda si riscontra una viva dolorabilità. La dolorabilità nello stadio avanzato può essere anche spontanea. I micronoduli, date le loro dimensioni, non sono palpabili; i macronoduli sono apprezzabili invece al quarto stadio nelle dimensioni che vanno da quelle di un granelli di sabbia a quelle di un pisello. La pastosità è aumentata nel primo e nel secondo stadio, diminuita nel terzo e quarto. L’elasticità è diminuita in tutti gli stadi.

AD e PEFS possono essere accompagnate da manifestazioni flebolinfologiche che possono tradursi in una riduzione di funzionalità vasale e nella comparsa nel tempo di inestetismi anche vistosi. 
La sintomatologia frequentemente riferita a livello degli arti inferiori è progressivamente rappresentata da una condizione di edema perimalleolare e/o di flebolinfedema, accompagnati dalla sensazione di pesantezza alle gambe e di piedi freddi. Possono insorgere le parestesie ed i crampi, soprattutto notturni. Il dolore può essere provocato da traumatismi anche modesti. Presenti teleangectasie, microvarici o varici. Le alterazioni cutanee sono rappresentate da eventi discromici o discheratosici. L’insufficienza venosa, responsabile della sintomatologia sopra descritta, può derivare da diversi momenti clinici (flebopatia ipotonica costituzionale, trombosi venosa profonda, varici); in ogni caso la compromissione della funzione microcircolatoria è responsabile della sintomatologia.
Per quanto riguarda la valutazione ecografica, l’adiposità distrettuale in eccesso presenta circoscritto aumento dello spessore dell’ipoderma con cellulare lasso che rimane ipoecogeno. Si apprezza un sovvertimento distrettuale dei tralci connettivali. L’edema mostra ipo anecogenicità del cellulare lasso con tralci connettivali paralleli tra di loro e distanziati. la fibrosi iniziale evidenzia un aumento di spessore con modico incremento di ecogenicità del cellulare lasso profondo e ipoecogenicità del cellulare lasso superficiale. Tralci vascolo connettivali aumentati di  spessore con andamento curvilineo. La fibrosi avanzata sottolinea maggiore ecogenicità del cellulare lasso con aumento di spessore  e tralci connettivali aumentati di spessore e discontinui.
La sclerosi con noduli si caratterizza per incremento di spessore e di ecogenicità del cellulare lasso con tralci connettivali discontinui nel tratto più superficiale ed interrotti in profondità. Presenza di noduli, per lo più in profondità, con dimensioni variabili al di sotto di 10 mm (micronoduli) e al di sopra di 10 mm (macronoduli). L’epatizzazione presenta aumento di spessore, totale sovvertimento strutturale con notevole incremento di ecogenicità del cellulare lasso con compattamento dell’ipoderma e scarsa rappresentazione dei tralci connettivali. Aumento di spessore del derma.

Accertata la diagnosi si possono formulare le strategie correttive.
Vengono passate in rassegna le metodologie di trattamento ufficializzate dalla SIME e pertanto dalla Scuola Internazionale di Medicina estetica della FIF nei suoi ambulatori ospedalieri di Roma e Milano, a tutt’oggi.
Per la SOG è prevista, per quanto consentito, una riarmonizzazione della figura con costruzione muscolare attiva o per elettrostimolazione. Null’altro.
Per l’AD, sono indicati trattamenti lipolitici, con somministrazione di farmaci idonei per via mesoterapica e lipoclasici, con idrolipoclasia ultrasonica e lipoaspirazione, quest’ultima come intervento di elezione ma di competenza della chirurgia plastica estetica.
La PEFS richiede innanzitutto il controllo da parte del medico dei fattori predisponenti ed aggravanti l’insufficienza venosa e linfatica degli arti inferiori del paziente; quindi trattamenti con farmaci vasoattivi e antiedemigeni per mesoterapia e pratiche massoterapiche e fisiochinesiterapiche come drenaggio linfatico manuale o meccanico, elettrostimolazione, attività fisica e presidi termali.

Tra le metodologie utilizzate che presentano un razionale interessante e risultati clinici incoraggianti ma non largamente sperimentate in ambienti scientifici ufficiali, universitari e ospedalieri, ricordiamo la elettrolipolisi, l’ossigeno-ozonoterapia, la carbossiterapia.
Recentemente è comparsa in Italia l’Endermologie®, trattamento strumentale non invasivo del tessuto connettivo sottocutaneo, che permette una mobilizzazione atraumatica del tessuto cutaneo e sottocutaneo. Lavori scientifici degli ultimi anni effettuati soprattutto negli Stati Uniti mostrerebbero un miglioramento del flusso linfatico e arteriolovenulare e dell’attività fibroblastica interstiziale e adipocitaria. La metodologia è attualmente sotto verifica in strutture universitarie e ospedaliere italiane.

Le diverse condizioni strutturali esaminate, se coesistono nello stesso soggetto in esame, richiedono però un’integrazione dei vari trattamenti proposti.
Esiste anche una “falsa cellulite” legata allo scivolamento distrettuale dal connettivo sottocutaneo, per forza di gravità, di alcune regioni corporee come quella glutea, quella anteromediale della coscia o mediale delle braccia. Questo inestetismo, molto diffuso e comunque in parte sempre presente dopo i 40 anni di età, è legato anche a dimagrimenti rapidi ed eccessivi, a ipotonia muscolare per sedentarietà o ad alterazioni posturali e a trattamenti medici o fisioterapici errati. Sono indicati come correzione un eventuale aumento di peso e costituzione muscolare attiva o per elettrostimolazione e ginnastica posturale.
 

(*)  Società Italiana di Medicina estetica
Fondazione Fatebenefratelli, Roma-
Scuola Internazionale di Medicina estetica

 

Bibliografia essenziale

Bartoletti C. A., Maggiori S., Tomaselli F.: La cosiddetta “cellulite”, Quaderni di Medicina estetica (Sanophi Syntelabo), Vol 1, Archimedica Editori in Torino 1999
Curri S.: Adiposità localizzata e pannicolopatia edematofibrosclerotica. Ed. Sepem, Milano 1990
Curri S.: Compendio di semeiotica clinica e strumentale della pannicolopatia Ed. Edra, Milano 1993
Ribuffo A., Bartoletti C. A.(Ed): La cellulite. Editrice Salus Internazionale, Roma 1983.

Sommario del n. 6/2000


Archivio 2000
Archivio
2000
Archivio 1999
Archivio
1999
Archivio 1998
Archivio
1998
Torna alla Home Page
 


 
logo del Nuovo Medico d'Italia
Il Nuovo
Medico d'Italia
Direzione - Redazione - Amministrazione
Via Monte Oliveto, 2 - 00141 Roma
Tel e fax 06/87185017
e-mail


Webmaster: B. J.