Medicine non convenzionali,
l’approccio Olistico
di Corrado Bornoroni (*)
Mentre le scienze nemotetiche o esatte hanno codificato
leggi universali, cioè inseriscono l’elemento singolare in una teoria
generale*, in altri termini procedono verso generalizzazioni sempre a più
ampio raggio e quindi verso l’unificazione fenomenologica, nelle scienze
umane, dalla sociologia all’economia, e sperimentalmente in fisica e in
biologia, risalta non più il riduzionismo della scienza newtoniana
ma la teleologia aristotelica in cui il tutto non è la semplice
somma delle sue parti, sia i singoli soggetti ed oggetti che i sistemi
subordinano il loro comportamento a un piano globale, da cui dipendono
e in armonia col quale si muovono.
Se consideriamo componenti elementari della materia, come per esempio
gli elettroni, i protoni, e così i neutroni, essi sono identici
tra loro ma alcuni di essi concorrono a formare una certa struttura ed
altri un’altra completamente differente. Si potrebbe dire che l’assurdità
dei comportamenti delle particelle che formano differenti strutture, tutte
dipendenti dalla loro particolare interazione, fa dire al fisico Richard
Feynman che la meccanica quantistica, che studia le particelle, descrive
una natura assurda.
Tutto ciò conferma che la somma non dà il totale nell’approccio
dei sistemi complessi, e c’è da domandarsi come mai l’approccio
riduzionista della scienza galileiana e newtoniana abbia goduto di tanta
ininterrotta fortuna, e sia stato giudicato il più razionale. Le
basi teoriche di questo metodo, già sancito da Democrito e dagli
atomisti, è imperniato sull’assunto che tutto si possa ridurre a
componenti semplici, in modo da ridurre i sistemi complessi scomponendoli
fino al loro limite massimo, e ricorrendo all’approssimazione laddove la
scomposizione sia inattuabile. L’assioma del metodo riduzionista e del
procedimento scientifico è basato quindi sulla ricerca del funzionamento
dei singoli elementi, per poi ricomporre ed interpretare il mosaico.
Un approccio, questo riduzionista, che non ha mai dato le risposte
sperate, anzi più si scendeva nel piccolo e più le cose si
complicavano, come se micro e macro fossero inconciliabili e appartenessero
ad universi differenti e separati; questo si è appurato in maniera
incredibile in fisica, ma la realtà finalistica dei sistemi è
sconcertante, poiché come possono i singoli atomi agire in maniera
intenzionale? Non c’è legge fisica in grado di spiegare il finalismo
biologico, ovvero il fatto che un’intera struttura si comporti in modo
coerente e che le sue componenti cooperino alla realizzazione di uno schema
prefissato.
Il termine olistico deriva dal greco olos che significa il tutto, l’intero,
e rappresenta il carattere di totalità insito nelle cose e la capacità
di esse di interagire tra di loro e stabilire particolari rapporti di feed
back positivi o negativi. Principio basilare delle dottrine orientali,
l’olismo fa la sua comparsa nel mondo occidentale, come dottrina
scientifica, soltanto nel XX secolo e si caratterizza come dottrina biologica
interposta tra il vitalismo (dottrina nata nel secolo scorso che
ammette l’esistenza di un principio vitale distinto dall’anima e dal corpo)
e il meccanicismo.
Nei processi matematici come in quelli biologici si dice olistica una
struttura in cui sia presente un processo continuo di feed back tra le
sue parti.
L’approccio olistico non è certo una risposta né pretende
di esserlo, ma permette sicuramente di studiare i sistemi complessi, da
cui l’assioma che ogni sistema è un’entità autonoma e completa
che interagisce con gli altri sistemi, e non può essere ridotto
alla somma delle sue componenti. Lo stesso eminente fisico David Bohm sostiene
che il tutto non viene definito dalle singole parti, ma che l’esistenza
stessa delle singole parti potrebbe essere definita dal tutto.
Tale concezione sistemica, che considera il mondo in termini di rapporti
ed integrazioni e che si contrappone alla visione meccanicistica della
biologia e della medicina contemporanee, si fonda sui principi basilari
dell’organizzazione dei sistemi naturali. Ogni sistema rappresenta una
totalità integrata la cui struttura specifica deriva dall’interazione
e dall’interdipendenza delle sue parti. Le proprietà sistemiche
vanno distrutte quando si scompone un sistema nei suoi elementi basilari.
Anche se gli organismi viventi si comportano, in parte, come macchine,
e quindi la conoscenza degli aspetti cellulari e molecolari della loro
struttura biologica è estremamente importante, in realtà
ciò non significa che tali organismi siano macchine. Basti pensare
all’eclatante differenza tra macchine ed organismi che consiste nel fatto
che le macchine vengono costruite, mentre gli organismi crescono. Tutti
i sistemi viventi devono essere compresi ed analizzati in funzione di processi
che riflettano l’organizzazione dinamica del sistema.
Così afferma il Capra: il pensiero sistemico è un pensiero
di processo; la forma viene associata al processo, l’interrelazione all’interazione,
e gli opposti vengono unificati attraverso l’oscillazione.**
Anche se si analizzano le singole parti di un sistema, la natura del
tutto è sempre diversa dalla semplice somma delle sue parti; le
proprietà di un sistema si distruggono quando il sistema stesso
viene scomposto nei suoi elementi fondamentali.
L’indagine riduzionistica ed analitica può diventare pericolosa
quando viene assunta come una spiegazione incontrovertibile; le cellule,
come tutti gli organismi viventi, devono essere comprese in funzione di
processi dinamici di autorganizzazione. Riduzionismo ed olismo, analisi
e sintesi, sono approcci complementari per la corretta comprensione della
realtà.
*K.R. Popper. Scienza e Filosofia, Einaudi, Torino 1969
**F. Capra, Il punto di svolta, G. Feltrinelli Editore, Milano 1990-pg
222-3
(*) Direttore Istituto Superiore
di Medicina Olistica e di Ecologia
Università di Urbino
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