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Forum P.A. 2000

Dal Parlamento europeo
“boccata d’ossigeno” per la ricerca italiana

I paesi europei dovranno impegnarsi a investire nella ricerca scientifica almeno il 3%  del prodotto Interno Lordo (Pil). E’ quanto prevede una risoluzione del Parlamento europeo approvata recentemente che prevede anche una defiscalizzazione degli utili investiti dalle imprese in Ricerca e Sviluppo.
La notizia è stata salutata con entusiasmo da Farmindustria che nel corso di un convegno che si e tenuto nell’ambito del Forum P.A. 2000, ne ha illustrato gli effetti e i contenuti.
“Con questo provvedimento – ha spiegato Ivan Cavicchi, direttore generale di Farmindustria – l’investimento del Pil nella ricerca scientifica aumenta in Italia di circa il 2%. Nel nostro Paese, infatti, la quota investita era di circa l’1%, inferiore anche alla media europea che si attesta all’1% contro il 2,8% degli Stati Uniti e il 2,9-3% del Giappone”.
Secondo gli industriali del farmaco, l’impegno europeo nel sostenere la ricerca, entro due anni farà triplicare, in Italia, gli investimenti nel settore. “E’ una scelta vincente su più fronti”, ha affermato Cavicchi. “Permette lo sviluppo della scienza e quindi di nuove opportunità terapeutiche e rende possibile lo sviluppo industriale e tutti i benefici che ne derivano per l’economia del Paese”.
Ma la ricerca potrebbe avere una marcia in più grazie anche alla defiscalizzazione degli utili investiti in questo settore. “Agendo sulla sola leva degli incentivi fiscali – ha detto Francesco De Santis, vicepresidente di Farmindustria – gli investimenti per la ricerca di nuovi farmaci potrebbero aumentare in Italia di almeno il 25% in un solo anno”.
I punti di forza della normativa spagnola sono: la deducibilità del 30% delle spese per ricerca e sviluppo, calcolate sulla media delle spese sostenute nei due anni precedenti (incluse le spese di personale) e la deducibilità del 50% calcolata sull’eventuale eccedenza delle spese per ricerca e sviluppo sostenute nell’anno rispetto alla media dei due anni precedenti. Secondo uno studio di Farmindustria, che ha confrontato la normativa fiscale italiana e quella spagnola, in Italia un’azienda che sostiene 20 miliardi di spese in ricerca può contare su un beneficio fiscale di appena 759 milioni. 
In pratica recupera il 3,8% delle somme investite.
In Spagna, invece, la nuova normativa garantisce, a parità di investimento un beneficio fiscale di oltre 3 miliardi, pari ad un recupero del 15,7%.
“Che una politica più attenta all’innovazione farmaceutica possa produrre risultati tangibili anche a breve termine - ha detto De Santis - è del resto dimostrato da quello che è avvenuto con le sperimentazioni cliniche. Una normativa farraginosa in passato – ha spiegato il vicepresidente - ha fatto perdere all’Italia almeno 500 miliardi l’anno di investimenti in una attività basilare per lo sviluppo dei nuovi farmaci. E’ bastato decentrare e semplificare le procedure per assistere ad una ripresa delle attività che in alcune regioni, come la Lombardia, sono persino triplicate in un solo anno”.

Sommario n.5/2000


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