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Commissioni 
per la ricerca biomedica 

di Mario Bernardini


Il  Comitato Nazionale per la Bioetica ha espresso nell'aprile di quest'anno  gli “orientamenti per la discussione” sui “comitati etici in Italia”.
Nella sua ultima parte il documento apre il dibattito sull'ipotesi di due organismi, “comitati per la bioetica” e “commissioni per la ricerca biomedica”, aventi profilo giuridico, funzioni e composizione differenti, partendo dal presupposto che “esiste una tendenza alla differenziazione tra i due fondamentali ambiti operativi dei 'Comitati Etici', una tendenza che, anche alla luce di quanto previsto dal ricordato Progetto europeo di protocollo sulla ricerca biomedica, è destinata ad affermarsi sempre di più ……” .

Più che aprire un dibattito su questa “ipotesi” è forse più opportuno e preferibile passare rapidamente al riconoscimento e all'operatività delle “Commissioni per la ricerca biomedica” che, alla luce di personali esperienze, potrebbero già da tempo essere riconosciute di fatto operanti, avendo alcune istituzioni nominato “Commissioni di Bioetica” con finalità diverse da quelle dei “Comitati Etici” e dai compiti loro assegnati particolarmente per quanto riguarda la sperimentazione clinica dei farmaci.

Ne è sicuramente esempio la Commissione di Bioetica dell'Ordine dei Medici di Roma che, istituita dal 1995, ha svolto un discreto lavoro di approfondimento sulle implicazioni bioetiche di situazioni aventi un riflesso etico individuale, sociale e politico a causa del coinvolgimento dell'operatività dei medici e di altre figure professionali  nella tutela dei diritti della persona non considerata soltanto come paziente, ma nella sua ritrovata e riaffermata centralità con diritto partecipativo alle scelte che lo riguardano anche in settori diversi da quello della tutela della salute.

L'iniziativa, che è seguita allo svolgimento di un Corso di Bioetica per medici nel 1994, ha infatti portato alla stesura di un “documento originale”, pubblicato sull'Organo di informazione dell'Ordine,  sulla tutela del diritto decisionale del bambino nell'ambito della valutazione bioetica della “competenza” ad esprimere il proprio consenso ai trattamenti diagnostico curativi.
Sono stati inoltre organizzati numerosi incontri seminariali e convegni su temi bioetici  di attualità quali la fecondazione assistita, lo studio del genoma, la donazione d'organo e i trapianti, ed uno specificamente dedicato  agli aspetti bioetici dell'informazione scientifica.

La “Convenzione sui diritti dell'uomo e la biomedicina” del Consiglio d'Europa con il richiamo alla  necessità che “problematiche fondamentali poste dal progresso della Biologia e della Medicina siano oggetto di un approfondito pubblico dibattito” ha ribadito il valore e l'importanza dell'informazione come presupposto partecipativo dei singoli alle scelte in campo biomedico.
L'affermazione che, come è precisato nel documento, scaturisce dalle “implicazioni di ordine medico, sociale, economico, etico e giuridico” conseguente all'applicazione dei risultati del progresso in tali settori e dall'opportunità che “siano oggetto di appropriati confronti”, ha focalizzato l'attenzione sul difficile tema della corretta informazione scientifica in campo medico sanitario e sui rapporti collaborativi che dovrebbero consentire a 'ricercatori' ed  'informatori' di svolgere congiuntamente un'appropriata funzione di divulgazione formativa della pubblica opinione su temi fondamentali del progresso scientifico in campo medico e biotecnologico e sulle  conseguenze delle sue applicazioni.

Partendo dal “Codice deontologico” del medico e dalla “Carta dei doveri” del giornalisti, nel 1997 è stato redatto da medici e giornalisti, con il contributo di rappresentanti di altre professionalità bioeticamente coinvolte (biologi, psicologi, sociologi, filosofi), un “Codice deontologico dell'informazione scientifica in campo medico sanitario”, ufficialmente proposto ai due  Ordini professionali ed inviato, per conoscenza e per un parere, al Presidente del Comitato Nazionale per la Bioetica ed al Garante per la Tutela dei Dati Personali. 
Ad eccezione del parere favorevole espresso dalla Commissione Culturale dell'Ordine Nazionale dei Giornalisti, l'iniziativa non ha avuto il conforto di alcun'altra risposta, sia pure formale.

L'ipotesi di una “Commissione per la ricerca biomedica” offre adesso l'occasione per valutare almeno l'opportunità della presenza in tali organismi di un rappresentante qualificato dell'informazione scientifica.

Mario Bernardini

Sommario n.5/2000


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