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BIOTECNOLOGIE
di Mario Bernardini(*)


Sono passate appena tre settimane dall’annuncio diffuso con ogni mezzo e riportato “a tutta pagina” sui giornali che la “Celera Genomics”  azienda americana specializzata in genetica (presidente Craig Venter) aveva completato la mappatura del genoma umano.
Un passaggio fondamentale che prelude, entro breve tempo, alla “messa in ordine” dei singoli frammenti che compongono l’intera sequenza del patrimonio genetico del primo dei sei esseri umani viventi che i ricercatori della società del Maryland stanno studiando e che permetterà ricerche per la messa a punto di importanti applicazioni mediche.
La notizia nella sua essenzialità per la prospettiva di valore per la salute e il benessere dell’uomo, era corredata di notizie d’interesse economico sul “balzo della quotazione delle azioni” dell’Azienda e dei titoli di altre Società bio-tecnologiche. 
Dopo i primi giorni e le dichiarazioni “a caldo” sulla portata della scoperta, sull’opportunità che la “mappa del genoma umano” divenga patrimonio universale, sui timori e le certezze di sostenitori di opposte tendenze, contrarie e favorevoli, ad un progresso scientifico del quale non sono ancora definibili conseguenze e limiti, pur nel condiviso principio di un adeguato controllo, l’attenzione della cronaca si è rivolta ad altri avvenimenti.

Sono sempre più frequenti le notizie riguardanti l’ambiente, l’agricoltura e l’alimentazione, gli animali, l’uomo e la cura della salute che fanno riferimento alle tecnologie e che utilizzano tecniche di ingegneria genetica, ma non sono certamente molte le persone che riescono a seguire e capire i collegamenti che esistono tra loro e il progresso della ricerca sul DNA e le sue applicazioni. 
In questi ultimi tempi scoperte e invenzioni in campo biotecnologico hanno suscitato emozioni, speranze e attesa non solo in campo medico, ma, per il notevole ammontare di capitali investiti, anche in quello economico e commerciale, condizionando, per le diverse prospettive di interesse, la valutazione, l’attenzione e la discussione per gli aspetti etici e morali connessi ai limiti e alle scelte che le accompagnano.
In campo alimentare, la più recente disposizione della CE, che prevede l’obbligo di riportare sulle etichette l’eventuale presenza di OGM, fa anch’essa discutere per le garanzie ai consumatori  e la certezza di assenza di negative conseguenze per la salute  a distanza di tempo o per occasionali quanto imprevedibili errori e involontarie contaminazioni durante le operazioni sul DNA.

Dopo imprecisati millenni dalla comparsa dell’uomo sulla terra è passato appena mezzo secolo dalla conferma che il DNA costituiva il materiale genetico di qualsiasi cellula (sia  vegetale che animale) e all’inizio del 2000, tra febbraio e marzo, ha suscitato scalpore  “l’errore” del brevetto UE per la manipolazione genetica dell’embrione, mentre dalla Cina arrivava la notizia di  “undici embrioni umani clonati” con l’obiettivo di “coltivare” organi di ricambio.
Forse è  impossibile e anche inopportuno arrestare, o soltanto frenare, il progresso e la ricerca che saziano la fame di avventura e spengono la sete di curiosità dell’uomo.
Forse è possibile e sicuramente opportuno dedicare tempo e adeguate risorse ad una campagna di informazione capillare che renda ogni persona capace di capire le nuove terminologie scientifiche e che consenta, con il diritto all’informazione, il diritto di ognuno all’autodeterminazione e alla scelta consapevole. 
Almeno fino a quando, per l’uomo, esisterà, con l’incognita dell’eredità genetica, la potenzialità dell’innumerevole diversità individuale.

(*)Presidente A.S.M.I.
Ass. Stampa Medica Italiana
Roma 26 aprile 2000

Sommario n.4/2000


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