Il “Volontariato”
nella cura della salute
di Lelio Zorzin (*)
La realtà del volontariato è sempre
stata presente nel nostro Paese, ancora prima dell’unità nazionale.
Nel passato più lontano il concetto di Caritas e di Pietas ha
informato le prime manifestazioni di volontariato: ricordiamo gli Hospitalia
nell’antica Roma, messi a disposizione dei cittadini più facoltosi.
Le Scholae Peregrinorum prevedevano l’istituzione di ospizi e ospedali.
Nel 325 d.C. l’imperatore Costantino istituiva ospizi per pellegrini, poveri
ed infermi. La costruzione di ospedali si verificava dapprima nell’Oriente
Cristiano e poi in quello Occidentale. Nel X secolo sorgevano confraternite
religiose dedite all’assistenza, e analogamente nell’XI secolo quelle laiche.
Nel XII secolo notevole è il contributo assistenziale, in forma
di ospizi, da parte degli Ordini Cavallereschi Ospedalieri, quale quello
dei templari e dei Cavalieri di S. Giovanni di Gerusalemme. Più
recentemente il volontariato religioso si è concretizzato nelle
attività assistenziali socio sanitarie di più largo respiro
quali quelle della CARITAS. Il rinnovamento della Chiesa Cattolica, promosso
dal Concilio Vaticano II, ha consentito ai laici di diventare protagonisti
del dialogo tra Chiesa e mondo laico.
Di fronte alle grandi emergenze sociali i cittadini si sono sempre
organizzati per rispondere concretamente ai bisogni presenti nel territorio
e da qui è derivato il concetto di Solidarietà Sociale, con
le prime esperienze delle Società operaie e di Mutuo Soccorso.
Nella prima metà del 1900 ha inizio un interesse crescente dello
Stato, come Amministratore centrale ed Enti locali, verso la salute individuale
e pubblica con un “mandato generale” attribuito alla classe medica. Contemporaneamente
sorgono forme, prima volontarie e poi obbligatorie, di assicurazioni verso
le malattie con lo scopo di garantire un equo accesso alle cure nel segno
della solidarietà.
Nell’ambito del Welfare State il Volontariato degli ultimi trenta anni
è passato attraverso alcune fasi cronologicamente significative:
la rivoluzione liberale del ‘68, il decentramento regionale del 1972, la
crisi dello Stato assistenziale e il tempo libero, talvolta legato al sistema
degli ammortizzatori sociali (ad es. la Cassa integrazione). Le carenze
assistenziali del Pubblico e la necessità di profitto dell’aziendalismo
privato hanno stimolato il potenziamento del Terzo Settore nel quale si
ritrova anche il Volontariato.
Il Terzo Settore, ossia quello del non-profit, ha dei presupposti storici
nelle stesse istituzioni religiose e culturali. Il suo trend è quello
di ridimensionare la presenza dello Stato e la sua sostituzione con soggetti
non-profit, caratterizzati da una organizzazione di tipo assistenziale.
Sono non-profit nel nostro Paese: a) le Aziende di erogazione istituzionali
private, pure o miste; b) le Aziende cooperative; c) le aziende familiari.
Sono nel Terzo Settore le Organizzazioni di Volontariato, le Cooperative
sociali, le associazioni protosociali e le Fondazioni di carattere sociale.
Premesso che il livello di spesa sociale a carico dello Stato non può
essere ancora drasticamente ridotto, il Terzo Settore dovrà provvedere
a trasformare la solidarietà in sussidiarietà nei confronti
dello Stato. La necessità di un Terzo Settore indipendente tra quello
pubblico e quello privato deriva dalla constatazione della necessità
di fornire all’utenza un servizio efficace, finalizzato alle reali esigenze
del malato, vicariando in tal modo lo Stato.
Negli USA il settore non-profit, detto anche Third Sector o Voluntary
Sector, ha più antiche tradizioni, è più organizzato
e gode di sovvenzioni con chartade deduction per i donatori ed agevolazioni
fiscali per le strutture. Da questa esperienza di Volontariato è
derivata anche una capacità occupazionale nel settore assistenziale
sanitario, con la realizzazione di ospedali e case di cura.
L’entità del fenomeno Volontariato nei Paesi industrializzati
può essere analizzata attraverso la percentuale di investimento
in tale settore rispetto al PIL: 6,3% negli USA, 4,8% in Gran Bretagna,
3,3% in Francia e 1,9% in Italia. La progressiva evoluzione, nella realtà
sociale del nostro Paese, del Terzo Settore si identifica con un necessario
passaggio dal Welfare State dei bisogni al Welfare Mix, ossia delle opportunità,
in cui la solidarietà e il non profitto si rivolgono alle fasce
più deboli rendendole anche protagoniste nell’integrare l’attività
del Pubblico e del Privato.
Il Volontariato costituisce un’infrastruttura leggera di un sistema
di servizi sociali di tipo ancora residuale, che è cresciuta ai
margini dell’intervento pubblico, senza grandi risorse finanziarie ma con
un forte legame con il servizio pubblico.
Nel nostro Paese il Volontariato è per il 74,6% organizzato
in Associazioni di cui il 37% nel settore dei servizi sociali e il 16,5%
in quello sanitario (Pronto Soccorso, trasporto malati, grandi istituzioni
di tipo ospedaliero, in cui il Volontariato è relegato a funzioni
esclusivamente assistenziali e non sanitarie).
Complessivamente le 10.516 Organizzazioni censite coinvolgono 363.000
volontari, un carico lavorativo complessivo paragonabile a quello di 60.000
lavoratori a tempo pieno; i lavoratori retribuiti sono meno di 5000 e il
contributo di giovani e anziani è ancora marginale. I modelli organizzativi
del Volontariato italiano sono: a) le organizzazioni in rapporto con le
istituzioni ecclesiali; b) le organizzazioni all’interno del Terzo Settore;
c) le forme sommerse.
Il ruolo dei volontari nelle organizzazioni del Terzo Settore si esplica:
a) per il 44,5% nelle Imprese non-profit; b) per il 40,5% nelle Organizzazioni
della cittadinanza attiva; c) per il 15% negli Enti di beneficenza (Enti
Morali e Istituti religiosi). In particolare il volontariato strettamente
assistenziale, che impiega il 24% del totale dei volontari, è rivolto
per il 57% alla assistenza delle persone e per il 24,1% alla attività
sanitaria; l’utenza è rappresentata per il 51% da anziani, per il
44% da malati e per il 28% da portatori di handicap.
La legislazione sul volontariato con particolare riferimento agli
anziani
Fondamentale è la Legge Quadro sul Volontariato (11 agosto 1991
n. 266) che prevede l’istituzione di un Osservatorio del Volontariato,
il ruolo delle Fondazioni bancarie, il Dipartimento degli Affari Sociali
e la flessibilità degli orari di lavoro. A questa legge ha fatto
seguito il Decreto 8 ottobre 1997 sulle Modalità per la costituzione
dei fondi speciali per il Volontariato presso le Regioni e il Decreto Legislativo
4 dicembre 1997 n. 460 sul Riordino della disciplina tributaria degli Enti
non commerciali e delle ONLUS. In quest’ultimo decreto assume particolare
rilevanza la definizione dell’attività di settore, tra le quali
quello dell’assistenza sociale, sociosanitaria e sanitaria. (tabelle)
Parimenti importante è la proposta di legge n. 3341 del 22 dicembre
1998 Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi
e servizi sociali che predispone misure di sostegno per le persone anziane
non autosufficienti, l’assistenza domiciliare integrata, servizi di sollievo
e di sostegno domiciliare anche con benefici economici.
Una particolare attenzione al problema degli anziani emerge dalle raccomandazioni
dell’ONU Piano d’azione internazionale sull’invecchiamento (1982) e Principi
delle Nazioni Unite per le persone anziane (1991). Una recente proposta
di legge Norme sul servizio civile volontario delle persone in età
matura e sulla promozione della loro partecipazione alla vita civica prevede
l’intervento delle stesse persone anziane, singole o associate, in
favore degli altri anziani.
Sono da segnalare, con un certo disappunto per i nostri ritardi, alcune
iniziative in tal senso, già in vigore in alcuni Paesi della comunità
Europea: conciliazione del lavoro retribuito extra familiare con il lavoro
di cura informale, riconoscimento del lavoro informale di cura svolto sia
dal familiare che dal carer o dal volontario; agevolazioni fiscali per
i familiari che assistono, rimborso spese e tariffe agevolate a volontari
che assistono gli anziani, servizi a domicilio e Servizi di respiro.
Target del volontariato
Il target del volontariato assistenziale sanitario nel nostro Paese
è rappresentato da: a) anziani indipendentemente dalla patologia
associata; b) malati cronici inabili; c) malati terminali. Va precisato
che oltre il 15% dei soggetti al di sopra dei 65 anni ha problemi di autosufficienza.
Dopo gli 80 anni questa percentuale sale al 40-50%. Sono questi i soggetti
che hanno bisogno di interventi socio sanitari.
Il limite dell’età anziana si sta spostando in avanti; i veri
problemi insorgono dopo i 75 anni, quando il processo di decadimento biologico
raggiunge le punte più elevate ed emergono i problemi connessi all’autosufficienza.
Sono fattori di rischio per la condizione di invecchiamento con conseguente
mancanza di autosufficienza: l’artrosi, l’ictus, il diabete, le malattie
del sistema circolatorio.
L’osteoporosi senile è caratterizzata dalla particolare incidenza
delle fratture del collo del femore, che aumenta in modo drammatico con
l’età: il 6% delle donne dai 75 anni ai 79 anni, il 21,45% nelle
donne dagli 85 agli 89 anni ed il 48,6% nelle ultranovantenni. Il rischio
di frattura nell’anziano si correla al rischio di caduta; il 40% dei vecchi
cade almeno una volta. In Italia i costi per i soli ricoveri ospedalieri
per frattura del femore si aggirano intorno ai 900 miliardi di lire l’anno.
Le malattie dell’apparato respiratorio riguardano il 20% dei maschi
ed il 17% delle femmine dopo i 75 anni di età, a parte il declino
della funzione respiratoria.
Tra i 60 ed i 70 anni meno del 30% dei soggetti presenta una caduta
delle capacità mentali e psicologiche; tra gli 80 ed i 90 anni circa
il 40% degli anziani mostra un certo declino. Circa il 50-70% di coloro
che soffrono di demenza hanno il morbo di Alzheimer; nel 75% dei casi l’età
dei malati va dai 40 ai 59 anni, mentre nel 26% oltre 60 anni. L’85% di
questi malati vive in casa con i familiari, il cui impegno assistenziale
si svolge 24 ore su 24. Si ritiene che non meno di 500.000 italiani siano
colpiti da questa malattia.
Con l’avanzare dell’età il cuore presenta una riduzione della
frequenza cardiaca massima e della contrattilità miocardica; l’infarto
del miocardio è in netta regressione ma concentrato negli strati
sociali più deboli. Tutto il sistema vascolare va incontro ad un
progressivo deterioramento della struttura nell’intima e media delle arterie
con fenomeni di calcificazione. L’apparato locomotore è soggetto
ad un più precoce invecchiamento: a parte l’osteoporosi, le performances
muscolari declinano progressivamente, di pari passo con il depauperamento
in calcio delle ossa. La massa renale diminuisce del 10-20% dai 30 ai 70
anni; il filtrato glomerulare diminuisce del 50% dai 50 ai 90 anni.
Proposte operative per il volontariato del 2000
Va sottolineato innanzitutto che l’innalzamento del tasso di aspettativa
di vita alla nascita comporta inevitabilmente un aumento del Tasso di morbilità
e inabilità e quindi un incremento dei costi sanitari, delle strutture
assistenziali e di accoglienza degli anziani.
Il volontariato può operare sia coinvolgendo i media a rappresentare
la condizione anziana in una società per tutte le età, sia
informando direttamente sulle possibilità di cura esistenti, superando
le barriere culturali e sociali. Nel Welfare state non si può, infatti,
trascurare proprio le ineguaglianze dovute alle diverse capacità
delle persone di utilizzare ciò che viene offerto a tutti. Un esempio
positivo in tale direzione ci viene dall’operato della Fondazione Finney,
che divulga le conoscenze sui diritti e possibilità concrete relative
alle persone della terza età.
Tenendo presente che l’invecchiamento non è una malattia ma
una diminuzione progressiva delle attitudini e delle capacità funzionali,
almeno in parte emendabili, il volontariato deve altresì provvedere
ad incrementare le risposte alle esigenze degli anziani in casa e in famiglia
attraverso iniziative tendenti a : prevenire la dipendenza dell’anziano
autonomo; prevenire la ghettizzazione degli anziani con ridotta autonomia
o totale dipendenza; il riconoscimento e il sostegno economico ai familiari
e curanti informali degli anziani; aumentare l’occupazione retribuita nel
settore dei servizi (piccole imprese e non-profit nella economia locale);
l’eventuale riqualificazione dei lavoratori socio sanitari e sanitari già
operanti, particolarmente se immigrati. Da segnalare, infine, la lodevole
iniziativa della valorizzazione degli anziani attivi nel gestire servizi
verso altri anziani e cittadini in genere.
In particolare, sotto l’aspetto strettamente sanitario, il volontariato
può utilmente concorrere alla soluzione di alcuni problemi che pesano
nella nostra Società: l’assistenza sanitaria riabilitativa, l’istituzione
di presidi geriatrici polivalenti e consultori, l’assistenza sanitaria
domiciliare, l’ospedalizzazione a domicilio, l’attuazione di una educazione
terapeutica del malato, l’informazione del malato e della famiglia.
Il volontariato di settore potrebbe potrebbe anche utilmente intervenire
nel modificare l’indifferenza dei sanitari per l’outcome e la compliance
dei malati e lo sbilanciamento verso la diagnosi e cura, che comporta spesso
solo un’attenzione virtuale sugli aspetti di prevenzione e di riabilitazione.
Per concludere, è doveroso sottolineare che il compito attuale
della Politica è quello di riportare al core della programmazione
politica il tema delle condizioni di sviluppo del settore del volontariato
poiché, se esso non verrà adeguatamente affrontato, potrebbe
verificarsi una sua progressiva emarginazione dall’impianto futuro delle
politiche sociali o la creazione di barriere artificiali tra una espressione
produttiva di solidarietà e una destinata a naufragare nell’informale
ed isolato.
(*) Docente di Reumatologia
Università di Roma “La Sapienza”
Leggi-raccomandazioni-iniziative
Premesso che la Corte Costituzionale, in merito all’art.
15 della Legge 266/91 si è espressa nei seguenti termini: “Il
volontariato è la più diretta realizzazione del principio
della Solidarietà sociale, che è posto dalla Costituzione
tra i valori fondanti dell’ordinamento giuridico”, le leggi in favore
del volontariato si sono susseguite nel seguente ordine:
Legge 11 agosto 1991 n.266
Legge Quadro sul Volontariato (prevede Centri di servizio per il volontariato
ed il ruolo delle Fondazioni bancarie, prevede particolari forme di flessibilità
nell’orario di lavoro e nelle turnazioni per facilitare le attività
di volontariato; inoltre la costituzione dell’Osservatorio del volontariato
presso il Dipartimento Affari Sociali).
Decreto 8 ottobre 1997 sulle “Modalità per la costituzione
dei fondi speciali per il volontariato presso le Regioni. Disposizioni
esplicative del D.M. 8 ottobre 1997 sostitutivo del D.M. 21 novembre 1991”.
Decreto Legislativo del 4 dicembre 1997 n. 460
sul “Riordino della disciplina tributaria degli enti non commerciali
e delle Organizzazioni non lucrative di utilità sociali (ONLUS)”.
In detto decreto oltre l’aspetto fiscale vengono definite le attività
di settore quali la assistenza sociale, socio-sanitaria e sanitaria.
Legge del 9 febbraio 1999 n. 30
“Ratifica ed esecuzione della Carta sociale europea, riveduta con annesso,
fatta a Strasburgo il 3 maggio 1996”.
Raccomandazioni ONU
sul “Piano d’azione internazionale sull’invecchiamento (1982) e Principi
delle Nazioni Unite per le persone anziane 1991”.
Recente proposta di Legge “Norme sul servizio civile volontario
delle persone in età matura e sulla promozione della loro partecipazione
alla vita civica”. Detta proposta prevede l’intervento delle stesse persone
anziane singole o associate in favore degli anziani.
Proposta di Legge n. 3341 del 22 dicembre 1998
“Legge Quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi
e servizi sociali”. Prevede misure di sostegno per le persone anziane
non autosufficienti, l’assistenza domiciliare integrata, la partecipazione
delle ONLUS e del volontariato, servizi di sollievo, aiuto e sostegno domiciliare,
anche con benefici economici, per le famiglie che assumono compiti di accoglienza,
cura di disabili e di anziani.
Iniziative per il “Lavoro di cura” secondo la CEE:
-Conciliazione del lavoro retribuito extra familiare e lavoro di cura
informale;
-riconoscimento del lavoro informale e di cura svolto dal familiare,
dal carer e dal volontario;
-agevolazioni fiscali per i familiari che assistono;
-Assegno di cura, come compenso per il lavoro informale verso gli anziani
(“Invalid Care Allowance”);
-rimborso spese e tariffe agevolate ai volontari che assistono gli
anziani;
-”Personal Budget” in Olanda;
-servizi a domicilio e servizi di respiro;
-self-help groups di anziani e familiari di anziani;
-nuovi moduli residenziali alternativi all’Istituto, con riferimento
ai servizi di comunità
Testi consultati
AILA: Osteoporosi: il tarlo silenzioso. Fond. BNC.
Cangemi Ed. 1998
Alla ricerca della memoria perduta. Medici Oggi-Medicina, agosto settembre
1998
Attanasio E.: Il Sistema Sanitario tra Pubblico e Privato. Scienze
Umane, Letteratura ed Arte per la Medicina. CPR Univ. “La Sapienza”, II,
1999
Berlinguer G.: Etica della Salute. Il Saggiatore 1994
Burani Procaccini ed altri: Proposta di Legge n.3341 del 28/5/98 “Disposizioni
per la realizzazione del sistema dei servizi sociali”.
Cannizzo D.: L’immagine della terza età veicolata dai mezzi
di comunicazione di massa. Dip. Affari Sociali 1998
Corradi A. ed altri.: Osteoporosi senile. Ed. Smith Klein e French
1987
Invecchiare non è una malattia. Medicina e Dossier. Ed. Giunti
1987
ISTAT. Dati sull’evoluzione della popolazione italiana al 2040
Legge 9 febbraio 1999 n.30 . Ratifica ed esecuzione della Carta sociale
Europea, riveduta, con annesso, fatta a Strasburgo il 3 maggio 1996. Gaz.
Uff. suppl. 44 del 23 febbraio 1999
Presidenza del Consiglio dei Ministri Dip. Aff. Soc.: Rapporto biennale
sul volontariato 1998
Propersi A.: Le Aziende non-profit. ETAS 1999
Proposta di Legge “Norma sul servizio civile volontario delle persone
in età matura e sulla promozione della loro partecipazione alla
vita civica”. Dip. Aff. Soc.
66^ Conferenza Int. del Lavoro. Raccomandazione n.162 (1980). Int.
Labour Office
The attitudes of patients to integrated medical care. Age and Ageing,
28;271-273. 1999
United Nations: Piano d’azione internazionale sull’invecchiamento (1982)
e I principi delle Nazioni Unite per le persone anziane (1991). Internationale
year of Older Person 1999 |