Il rinnovo dei Consigli degli Ordini Provinciali
I risultati di Roma commentati da
Benito Meledandri confermato Presidente
Il dovuto ringraziamento agli iscritti che
hanno partecipato all’Assemblea elettorale del 10/11/12 dicembre, non esime
dall’esprimere il più profondo rammarico per il diminuito numero
di votanti rispetto ad analoghi precedenti appuntamenti.
E’ un dato da non sottovalutare e che non può essere accantonato
con frasi di circostanza sull’assenteismo ed il distacco, direi disinteresse,
che da qualche anno si manifesta anche in occasione di votazioni che coinvolgono
l’intera collettività nazionale.
L’obbligo dell’iscrizione all’Ordine non può essere confuso
con il diritto di potervi ricorrere soltanto in occasione di personali
esigenze burocratiche, quali la richiesta di certificati o del contrassegno
per l’auto. Né si può pensare che il ruolo del Consiglio
Direttivo si esaurisca nel perseguire accordi per facilitare l’accesso
nelle zone a traffico limitato per una categoria che, per colpa di alcune
eccezioni, non ha sempre dimostrato di utilizzare a proposito l’agevolazione.
L’attaccamento all’Ordine ed al suo ruolo rappresentativo dovrebbe
avere motivazioni ben più profonde quanto facilmente intuibili da
parte degli iscritti che credono nella importanza sociale della professione,
nella necessità di tutelare il ruolo svolto, nella opportunità
di mantenere costantemente aggiornata la propria preparazione, nel dovere
di rispettare le norme di comportamento comuni per tutti i colleghi.
E’ proprio in occasioni come quella recente che si dimostra solidarietà
ed interesse dando forza rappresentativa agli eletti con la massiccia partecipazione
ad un evento importante per richiamare l’attenzione della pubblica opinione
sull’importanza della professione esercitata.
Non è soltanto la scelta di persone o di liste che dovrebbe
indurre ogni iscritto a votare, ma la esigenza di dimostrare con l’attaccamento
all’istituto ordinistico la vitalità di una professionalità
capace di autogoverno e forte di un ruolo insostituibile di cui l’Ordine
è garante per la collettività nel rappresentatre la
totalità dei suoi iscritti.
Nella prospettiva dei cambiamenti che si ipotizzano per gli istituti
professionali e le loro funzioni, non è prudente per medici e odontoiatri
basare le speranze di autonomia soltanto sulle ripetute affermazioni di
politici estranei alle vicende ordinistiche di conservare gli ordini garanti
di superiori interessi sociali. Medici e Avvocati potrebbero ritrovarsi
iscritti ad un Ordine di servizio piuttosto che ad un Ordine di garanzia
professionale.
Non è retoricamente corporativo il timore che nel garantismo
collettivo, che pure riserva all’Ordine capacità di controllo deontologico
e di aggiornamento, la professione possa perdere proprio alcune prerogative
di gestione e autocontrollo della cultura e della deontologia. Anche per
non aver saputo dimostrare di essere in grado di volerle difendere con
un collettivo pronto a rispondere e democraticamente partecipare alle scelte
di sua competenza. |